"3 ottobre 2013: in un naufragio al largo di Lampedusa muoiono 368 persone. Sono passati 6 anni, cosa è cambiato? Le politiche di frontiera dell'Ue hanno reso il Mediterraneo centrale ancora più pericoloso e letale, uccidendo ogni anno migliaia di persone.
3 ottobre 2019: negli ultimi 6 anni un'iniziale volontà di salvare le persone ha lasciato il posto al desiderio di scoraggiarle, criminalizzando ONG e migranti. I soccorsi sono stati rifiutati o ritardati per consentire sequestri di massa da parte delle autorità libiche.
In questo giorno, protestiamo contro la cooptazione ipocrita delle morti di migranti da parte di chi ne è responsabile, oggi come allora: le istituzioni dell'Ue e gli Stati membri. Non osate commemorare quelli che avete ucciso."
Questo è quanto pubblicato oggi 3 ottobre, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, dalla Ong Alarm Phone che con il proprio servizio ha permesso di salvare la vita a molti dei migranti che attraversano il Mediterraneo.
Una denuncia che, però, andrebbe stesa anche alle organizzazioni internazionali che in Libia "dovrebbero" tutelare la salvaguardia dei diritti umani, come denuncia un'inchiesta in quattro parti pubblicata da Euronews che descrive come l'UNHCR sembri più stare dalla parte degli Stati (come anche la Libia) che da quella delle persone che dovrebbe invece tutelare.
Nel frattempo continuano gli arrivi di barche che in autonomia attraversano il Mediterraneo centrale con uno sbarco che nella notte scorsa ha visto impegnata una motovedetta della Guardia costiera che ha portato a terra 72 migranti, tra cui 2 donne, di cui una incinta, un bambino e almeno un minore non accompagnato.
Ieri, in 3 sbarchi, sono arrivate a Lampedusa 53 persone, con il centro di prima accoglienza, in grado di offrire alloggio ad un centinaio di ospiti, che adesso ne contiene quasi il triplo.