Essere sé stessi è un considerevole e inarrivabile privilegio. Nietzsche asseriva che non esiste nulla di più ragguardevole; e nessun prezzo sarà mai così alto da pagare per poter essere pienamente sé stessi. Non lo diceva solo lui.

Ma cosa vuol dire esattamente “essere sé stessi”?

Sembra una domanda complessa. Per alcuni anche retorica o banale, perché si dovrebbe dare per scontato che ciascuna persona sia sé stessa. Può essere temporaneamente fuori di sé, o semplicemente costretta dalle circostanze a indossare una maschera. Ed ecco, allora, che ci ricordiamo di quanto sia antico il concetto di maschera: dal socratico “conosci te stesso” alle maschere vere e proprie che narrava magistralmente Pirandello in “Uno, nessuno e centomila”.

Allora qualcosa di cogente esiste.

Non mi dite che sono eccezioni. E intendo queste persone mascherate. Perché poi vi farei subito una domanda: «Ai vostri figli non insegnate forse che il sacrificio, la lotta e l’arrivare prima degli altri, non siano nella condotta più urgente per evitare di essere sopraffatti dai medesimi altri?».

Glielo insegnate. Eccome.

Chi non lo fa’ sa di doverne pagare il prezzo. Egli stesso e chiunque ne segua l’esempio. Questo intende Nietzsche, Socrate, Pirandello, et alii.

Ed è Il Privilegio!

Rinunciare ai modelli contrari alla natura umana. Al denaro superfluo, che non è così difficile fare (almeno per alcuni…); agli onori; alla gloria; alle referenze degli altri mascherati che decantano quanto siate una brava persona. Alle falsità, insomma, del non essere sé stessi ma la maschera che s’indossa.

La maschera è quella: seguire il sistema di vita che obbliga a fare certe cose e adottare determinati comportamenti.

Essere, esistere, secondo un sistema e non sé stessi, sarebbe perfetto solo se il sistema corrispondesse alla natura umana. Allora essere nel sistema o in sé stessi non farebbe nessuna differenza.

Per molti è già così: non fa differenza. E’ necessario evitare di farsi domande per non complicarsi la già complicatissima esistenza; in una strategia di conservazione che rende accettabile l’essere il sistema e non sé stessi. Altrimenti non si potrebbe vivere, occorrerebbero scelte dal prezzo molto più alto che non quello di giustificare modelli mentali assiomatici per giustificare la propria maschera come assolutamente pertinente, necessaria, naturale, al sistema di vita giusto, unico e possibile. Superficiale… ma è così. Non c’è molto tempo per pensare, sapete.

Questa è una forma di violenza psichica, e si sconta spesso in episodi inenarrabili. Lasciamoli “narrare” alle cronache. Anche chi si adatta, dunque, paga il suo prezzo. Nietzsche, Socrate, Pirandello, et alii, non si sono soffermati su quest’aspetto “superfluo” del duplice pegno: paga chi vuol essere sé stesso, ma paga anche chi si maschera.

Dov’è sta la differenza?

Nel privilegio, lo abbiamo detto. Perché chi paga di più, nell’essere sé stesso, in realtà sta pagando di meno, molto di meno. Perché costui, perlomeno, è felice.

Buon primo maggio!


📸 base foto: Jerzy Górecki da Pixabay