Ha lavorato presso Polizia di Stato. Docente di diritto penale e procedura penale presso la Scuola allievi degli agenti della Polizia di Stato di Alessandria, precedentemente Professore a contratto di diritto processuale penale presso l'Università del Piemonte Orientale. Adesso avvocato presso lo Studio Legale Adriatici e Assessore alla Sicurezza e Polizia Locale presso il Comune Di Voghera dall'ottobre del 2020.

Così, tramite il profilo social, riassume la sua carriera Massimo Adriatici, vogherese, militante storico del Carroccio, balzato agli onori della cronaca per aver sparato e ucciso, nella serata di martedì, un uomo di origini marocchine di 39 anni.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Adriatici avrebbe affrontato la vittima, un pluripregiudicato, perché stava infastidendo alcuni ospiti davanti ad un bar in piazza Meardi a Voghera. Secondo quanto da lui stesso riferito, Adriatici dopo essersi accorto di quanto stava accadendo ha prima chiamato la polizia e successivamente affrontato l'uomo, da cui poi sarebbe stato spintonato. A quel punto, caduto a terra, gli sarebbe partito accidentalmente un colpo dalla pistola calibro 22, per la quale ha un regolare porto d'armi, che in precedenza aveva impugnato.

L'uomo, ferito, è stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale di Voghera. Le sue condizioni inizialmente non sembravano destare preoccupazione, salvo poi aggravarsi rapidamente, tanto da portarlo alla morte avvenuta nella notte.

Anche se questa fosse l'esatta ricostruzione di come si sono svolti i fatti, la domanda conseguente non può che essere questa: ma come diavolo può saltare in testa ad una persona, soprattutto se assessore alla sicurezza, di affrontarne un'altra, per un litigio, impugnando una pistola?

La logica del cittadino armato che gioca a fare lo sceriffo, tanto cara alla Lega così come agli altri partiti di destra, non può non essere chiamata in causa per quanto accaduto. E anche se il colpo di pistola che ha ucciso il 39enne marocchino fosse partito accidentalmente, questo non giustifica il fatto che l'assessore avesse deciso di impugnare una pistola per affrontarne un'altra persona... non armata.

Il morto e l'omicida sono vittime di quella propaganda tanto cara agli estremisti di destra Salvini e Meloni che, naturalmente, si guarderanno bene dal fare un esame di coscienza per le loro dichiarazioni passate, per i loro proclami, per il clima che hanno creato nel Paese che ha finito per far credere ad un assessore, oltretutto laureato e pertanto ben istruito, di avere il diritto di intervenire, pistola alla mano, per sedare un litigio.