Il criminologo Vincenzo Musacchio avverte del pericolo nei social di adescamento dei più giovani verso le mafie.
L’uso dei social media ed in particolare di Tik-Tok serve sempre di più alle nuove mafie per reclutare nuova linfa vitale mostrandosi come esempi vincenti per vivere bene e accumulare ricchezza. Si vedono sempre più di frequente post che inneggiano alla mafia e utilizzano i social per avvicinare, i più giovani verso quella che sarà la loro “servitù mafiosa”.
Auto di grossa cilindrata, ville di lusso, feste appariscenti, bellissime donne, sono il formaggio posizionato nella trappola dove cadano i più giovani ed ingenui. Li aspetta un futuro di schiavitù che spesso porta a una vita di sottomissione e all’alto rischio di morire servendo. Questa è la realtà che però nei social non vediamo mai.
Facebook, Instagram, Tik-Tok, sono diventati, purtroppo, utile strumento delle nuove mafie. Prima ne prendiamo tutti coscienza e meglio sarà. Post e video con musiche accattivanti inneggiano al capo mafia, all’uso delle droghe e dell’alcool, al rispetto ottenuto con l’uso della violenza.
È un mondo che va esplorato, monitorato e sanzionato efficacemente soprattutto laddove c’è una palese commissione di reati. Ho cercato di spiegare questi nuovi linguaggi nelle scuole, dove mi reco ormai da oltre trent’anni, e i primi frutti si incominciano a vedere. La cancellazione di questi post e dei relativi video resta, tuttavia, l’azione più efficace e la più necessaria.