Un quadro contrastante emerge dall'analisi degli indicatori di fiducia: ottimismo crescente tra le famiglie, criticità diffuse nel mondo produttivo. 

A febbraio, i dati sul clima di fiducia dell'economia italiana disegnano uno scenario duale. Da un lato, i consumatori mostrano un timido miglioramento delle aspettative, trainato soprattutto dalla percezione di una maggiore stabilità personale. Dall'altro, le imprese segnalano un generalizzato peggioramento, con l'indice composito di fiducia che scende da 95,7 a 94,8, toccando il livello più basso degli ultimi mesi.  

L'indice di fiducia dei consumatori passa da 98,2 a 98,8, confermando una tendenza positiva iniziata nei mesi precedenti. A trainare il risultato sono le valutazioni sulla situazione economica personale, che migliorano in tutte le dimensioni:  

  • Il clima personale sale da 97,1 a 98,3;  
  • Le prospettive correnti crescono da 99,8 a 100,5;  
  • Le attese future registrano un +0,5 punti (da 96,1 a 96,6).  

Tuttavia, persiste un elemento di criticità: la fiducia nella situazione economica generale del Paese segna un passo indietro, scendendo da 101,3 a 100,2. Un dato che riflette preoccupazioni legate a possibili tensioni inflazionistiche o all'incertezza geopolitica. A compensare parzialmente questo scenario, si rileva un netto miglioramento nel saldo dei giudizi sugli acquisti di beni durevoli, segnale di una ripresa della propensione alla spesa.  

Il clima di fiducia nel mondo produttivo registra invece un declino generalizzato, con un calo di quasi un punto percentuale a livello complessivo. L'unico comparto in controtendenza è la manifattura, dove l'indice passa da 86,8 a 87. Qui, i giudizi sugli ordinativi mostrano segnali positivi e le scorte sono valutate come stabili, anche se le aspettative sulla produzione futura restano deboli.  

Negli altri settori, la situazione è più critica:  

  • Costruzioni: l'indice scende da 104,2 a 103,4, con peggioramenti in tutte le componenti (ordini, occupazione, attese);  
  • Servizi di mercato: il calo è significativo, da 99 a 97,5, in un contesto di valutazioni negative su domanda e fatturato;  
  • Commercio al dettaglio: l'indice cede 2,3 punti (da 106,3 a 104), con aspettative sulle vendite in netto peggioramento e un aumento del pessimismo sulle scorte.  

Il dato sulle imprese è un campanello d'allarme. Se il pessimismo nel commercio e nei servizi persiste, potrebbe ripercuotersi sull'occupazione, riducendo i margini di crescita del Pil nel prossimo trimestre.  


Fonte: Istituto Nazionale di Statistica