Chissà quante volte avete assistito allo spettacolo di amici che vanno in vacanza insieme e poi “rattellano” per soldi, scelta degli svaghi e quant’altro: soprattutto donne, in verità, le quali a volte, dopo essersi prese a capelli, si separano, qualcuna addirittura se ne torna in patria.
Succede che talora la ragazza resti coinvolta in movimenti pericolosi; o che la donna indipendente, che va in giro da sola per mille motivi, sparisca come una voluta di fumo. Ripercorriamo brevemente qualche vicenda tra le tante e partiamo da una single, la veneziana Giovana Bellotto, sessantenne medico in pensione, divorziata, abituata a girarsi il mondo come più le aggradava. Nel 1999 la dottoressa si risolse a un viaggio in Tanzania, con la Alpitour, prima tappa al Lake Manyara hotel. Il gruppo arrivò la sera: l’indomani, prima di un’escursione, la donna mancava all’appello.
Quello che si seppe dai media risultò sconcertante. Giovanna avrebbe dato di matto appena scesa dalla scaletta dell’aereo, scalmanandosi nel pulmino e accusando l’autista del furto dei suoi occhiali; durante la notte due coniugi l’avrebbero sentita battere disperatamente i pugni sulla porta della loro camera ma, spaventati, avevano evitato di aprirle. L’albergo era isolato e praticamente buio, perché il generatore era spento. La mattina la Bellotto non si presentò a colazione; in camera il letto fu trovato intonso, in giro si vedevano gli effetti personali e una sua pantofola più, pare, le chiavi passepartout.
Si fanno ipotesi relative a eventuali effetti indesiderati di un farmaco, magari di quelli per il mal d’aria o le malattie tropicali, ma la signora scomparsa era dottore, aveva qualche titolo a valutare ciò che ingollava. Il figlio Alberto è desolato: non gli risulta affatto che la madre avesse problemi di equilibrio mentale, ma prende atto delle testimonianze, purtroppo confuse e fuorvianti. La direzione casca dalle nuvole, mentre in città si trova chi l’avrebbe avvistata in giro, a passeggiare…
Uffici diplomatici e tour operator protestano di aver fatto di tutto per cercarla, con le difficoltà connesse al contesto. L’ipotesi è che, vista una donna sola, ritenuta “in cerca”, qualcuno dell’hotel abbia tentato un approccio, finito male, disfacendosi del corpo. Nonostante gli sforzi della famiglia, che ha ingaggiato un detective privato e sollecitato la Farnesina, non sono emersi elementi utili a fare un minimo di chiarezza e dal 2013 non abbiamo aggiornamenti.
Ricordiamo Federica Squarise, ventitreenne veneta che nel 2008, a Lloret de Mar, rimasta in discoteca senza la compagna di viaggio, fu abbordata da un uruguayano che, dopo averla violentata, la strangolò.
Nel 2011 una graziosa ventenne genovese, Martina Rossi, figlia di genitori maturi e adoranti, parte per la sua prima vacanza, a Palma di Majorca, con due amiche. La sera stessa il trio si fionda in discoteca, dove incontra quattro ragazzi italiani dell’aretino ( per la precisione, Castiglion Fibocchi, il paese di Licio Gelli). I numeri non si appaiano, perché le altre due si scelgono un boy, imboscandosi nelle camere, e Martina resta sola con Luca e Alessandro, in camera loro. Poco dopo, la giovane viene ritrovata sul selciato. Le autorità locali decretano subito il suicidio: non è la prima volta che in terra di Spagna sentiamo di questa furia, per non rovinare vacanzieri e immagine, e in fondo si tratta di una cosa tra stranieri, no? Le accuse dei Rossi, che hanno portato avanti il caso in Italia, sono pesanti, perché pare che i reperti siano stati trattati da schifo ( anche questa, già vista laggiù). Al processo ha testimoniato Carlo Verdone, “reo” di aver ispirato, con una scena del film “Viaggi di Nozze”, un possibile atto anticonservativo di Martina, portata all’esasperazione dai neoamici sessualmente aggressivi ( nella pellicola il soggetto era tutt’altro, però).
I due giovanotti vengono prima condannati; in seguito, e siamo a giugno 2020, assolti. Le polemiche sono atroci, perché i ragazzi, subito dopo la disgrazia, avevano scritto allegramente sui social, non dando segni di un minimo turbamento, ma oggi la realtà è questa: gioventù scoppiata e anaffettiva, priva di prudenza, che nulla può fermare.
Anche i turisti forestieri in Italia sono spesso andati incontro alla malaparata, un nome per tutti Beau Salomon. Per come ce l’hanno raccontata, il giovane studente USA, nell’estate 2016, a sua volta non fa in tempo a uscire dall’aeroporto, che già si precipita sulle rive del Tevere, “rinomate” per essere più pericolose del Bronx dei vecchi tempi, cade nel fiume e muore. Assolto un clochard inizialmente imputato di avercelo spinto, e questa volta gli States non hanno insistito, non c’è Amanda Knox.
Crimini come questi sono stati, se non azzerati, almeno fortemente limitati grazie a una pandemia? Pare che funzioni solo tagliare la testa, per eliminare la cefalea.