Voglio darvi un messaggio d'amore di poche parole: dio, patria e famiglia. 

"La sinistra - ha detto Giorgia Meloni  qualche giorno fa al Corriere - si vorrebbe arrogare il diritto di stabilire quale sia il progresso e quale la direzione nella quale devono andare i cambiamenti. Un conservatore non è contrario ai cambiamenti in sé. È contrario alla visione della sinistra secondo la quale progredire vuol dire cancellare tutto ciò da cui proveniamo". Invece, lei sarebbe "erede" di "una tradizione, una cultura, un’identità e un’appartenenza". Così, "Dio, Patria e famiglia non è uno slogan politico ma il più bel manifesto d’amore che attraversa i secoli. Affonda le sue radici nel pro Aris et Focis di Cicerone: l’altare e il focolare che da sempre fondano la civiltà occidentale". "La sinistra - aggiunge poi la Meloni in relazione alla sua provenienza politica da formazioni neo o post fasciste - cerca di scappare dalle sue responsabilità accusando gli altri di cose assurde. Questa abitudine della sinistra di tornare a parlare di fascismo e antifascismo in campagna elettorale credo abbia stancato gli italiani, sia di centrodestra che di centrosinistra". 

La Meloni è libera di pensare e dire ciò che vuole ma che lei sia un pericolo fascista, proprio per ciò che dice e propaganda, che lo creda o no, lo pensano molti italiani, almeno quelli che ancora non abbiano gettato all'ammasso il cervello delegando le loro opinioni ai soloni di turno che pretendono di spiegare il mondo in base alle loro convenienze.

Secondo quanto da lei dichiarato, l'espressione dio, patria e famiglia (guarda un po' tanto in voga nel ventennio, anche se non è uno degli slogan partoriti dal fascismo) testimonierebbe cultura, identità e appartenenza, mentre gli altri (la sinistra e chiunque le si opponga), a suo dire, parrebbero pertanto non avere cultura, identità e appartenenza.

La conservatrice (post fascista) Meloni non sarebbe contraria ai cambiamenti, ma al fatto che i cambiamenti cancellino ciò che lei definisce tradizione, cultura, identità e appartenenza che, vedi un po' il caso, possono essere salvaguardati facendo sì che tutto rimanga immutato e immutabile. 

Che la Meloni voglia prendere in giro se stessa non è un problema, ma che voglia prendere per il ... naso gli italiani è altra cosa. Basti ricordare il livore con cui qualche settimana fa in Spagna si scagliava contro le lobby gay... 

Per la Meloni i gay non hanno diritto ad essere considerati famiglia e non hanno diritti in genere, come ci ricordano le politiche dell'Ungherese Orban, sua guida spirituale. E lei pretende di non essere definita una che non è contraria ai cambiamenti? 

In tutti i paesi civili gli omosessuali si sposano come le altre persone eterosessuali, senza ricorrere alle pagliacciate tipo unioni civili. E proprio perché la società si evolve, si evolve anche il concetto di famiglia e chi governa la società si deve (o dovrebbe) adeguare per supportarne i cambiamenti... e non per contrastarli. 

La famiglia della Meloni è quella che si rifà all'antica Roma (guarda caso uno dei miti tanto cari ai fascisti), mescolandovi dio e la patria,  come elementi identitari a supporto delle sue mire nazionaliste del tipo prima gli italiani, ecc.

In sostanza, la novità della Meloni è quella di rimanere ancorata al passato, di negare nuovi diritti a chi è minoranza e, probabilmente, togliere o limitare quelli già minimamente concessi.

E questo vuol dire essere conservatori? 

Quello che la Meloni non capisce o fa finta di non capire è che mettere a disposizione dei cittadini dei diritti, non è un'imposizione per tutti nel doverli accettare, ma semplicemente per alcuni nel decidere o meno di usufruirne. 

Questo è ciò che avviene nelle democrazie.

Invece, nei regimi dittatoriali (fascisti e non) i diritti non sono concessi perché ai cittadini non è concessa la libertà di scegliere se usufruirne o meno. 

Per questo, che se ne renda conto o meno, Giorgia Meloni è da considerarsi una fascista.