"Fratelli tutti". L'enciclica storica di Papa Francesco. L'antico simbolo iconico dell'Albero della Misericordia, il cui olio cura e guarisce e da sollievo a tutti coloro che lo usano, senza distinzioni, situato al confine dell'Eden nell'apocrifo veterotestamentario "Vita di Adamo ed Eva".

Tutte le religioni nelle intenzioni dei loro fondatori predicano la via del bene, attuabile tramite la dottrina della fratellanza, dell'ugualitarismo mutuato dal perdono e amore universale. Nello sviluppo culturale ed economico europeo, la civiltà del Vecchio Continente si è imposta, per casualità storica, sul panorama geografico mondiale.

Una civiltà quindi che ha perno nelle radici cristiane. E quindi negli assunti dottrinali enunciati nelle prime righe. Da Lutero e l'enunciazione delle libertà di coscienza contro ogni coercitivo, ai comunitarismi di metodisti, Mormoni e chiese inculturate africane, ai modernismi e aperture al diverso come amico e non ghettizzato e nemico di tutti da parte delle encicliche di Leone XIII, Benedetto XV, Pio XI, Giovanni XXIII, Paolo VI, si capisce come, in ogni caso, la genesi del pensiero democratico moderno e delle battaglie per i diritti civili, affondi in qualche modo, nelle istanze propositive del cristianesimo del Gesù di "Ama il prossimo tuo come te stesso", e del dialogo e fratellanza universali.

Ma nella crisi pandemica mondiale, questo tipo di civiltà cristiana europea sembra essere stata messa in disparte, in favore di un relativismo violento senza discussione plurale, anzi un monologo impositivo.

Le misure Green Pass mondiali, di cui l'Italia ha usato il modello più restrittivo, dimostrano questo pericoloso percorso iniziato. Perché, con le disposizioni descritte in questo articolo, e altre ancora peggiori, come quelle australiane, noi non saremo più "Fratelli tutti", ma i migranti senza misericordia che affogano, e pure odiati e disprezzati dagli egoismi locali, nei mari di Lampedusa e nelle Frontiere bielorusse e balcaniche.