A fine giugno, la Corte aveva stabilito di limitare campo di applicazione delle sentenze delle corti di rango inferiore. Questo aveva permesso al divieto del presidente Trump di poter essere applicato impedendo l'ingresso negli Usa agli aspiranti profughi per almeno 120 giorni e per 90 giorni ai cittadini provenienti da Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.
La scorsa settimana, la 9a circoscrizione della Corte degli Appelliaveva emesso una sentenza che consentiva una esenzione dal divieto di Trump a nonni, zie, zii e cugini di persone legittimamente residenti in Usa.
Il Dipartimento di Giustizia non aveva fatto appello contro tale decisione.
Però La Corte Suprema degli Stati Uniti, a maggioranza repubblicana, ieri ha deciso che il presidente Trump può vietare l'ingresso negli Usa ai "rifugiati" provenienti da qualsiasi parte del mondo.
I giudici della Corte Suprema hanno emesso tale verdetto in seguito ad una richiesta dell'amministrazione Trump di bloccare una sentenza di ricorso che altrimenti, secondo il Dipartimento di Giustizia, avrebbe permesso l'ingresso nel Paese di 24.000 rifugiati.
La sentenza della Corte Suprema è però per Trump solo una vittoria parziale, perché la costituzionalità del suo divieto a rifugiati e a persone provenienti da alcuni Paesi a maggioranza islamica sarà discussa solo ad ottobre.
In base a quanto dichiarato da Trump, il divieto era necessario per prevenire attacchi terroristici e consentire, nel frattempo, al governo degli Stati Uniti di mettere in atto procedure di controllo più rigorose.