Avvenire pubblica alcuni articoli di un contratto, firmato in una clinica dell'Europa dell'Est, per una gravidanza dove una donna affitta il proprio utero. A seconda del paese, la controparte della madre può essere sia una coppia eterosessuale che omosessuale, anche se in alcun e nazioni la seconda possibilità non è consentita.

Quello che nel contratto si evidenzia è l'enorme disparità tra le norme cui è assoggettata la madre e quelle a cui sono assoggettati i genitori.

Alla madre è richiesta una certificazione accurata che ne confermi l'ottimo stato di salute, dall'esame del sangue fino a quello dei denti! Inoltre, la madre deve assicurare la costante reperibilità ai futuri "genitori" oltre a garantire una serie di adempimenti relativi a tutti gli aspetti della propria  vita personale.

La madre diventa così uno strumento nelle mani della coppia con cui ha firmato il contratto per la propria gravidanza. Ed anche l'interruzione di gravidanza, esclusi i casi in cui la vita della madre possa essere in pericolo, è facoltà della coppia firmataria del contratto che potrà decidere l'aborto nei casi in cui il figlio non corrisponda alle garanzie tutelate nel contratto.

Naturalmente, anche la consegna del figlio è specificata nel contratto. Questa è obbligatoria a favore di coloro che ne diventeranno i genitori a meno che costoro non decidano di "rifiutarlo" qualora presenti  malformazioni di qualunque tipo. In quel caso, che cosa accadrà del bambino nel contratto non è stato indicato.