Mentre Joe Biden è a Washington in attesa di giurare, questo mercoledì, per entrare in carica come 46° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump si appresta a lasciare mestamente la Casa Bianca, dopo aver aggiunto - anche se non ce n'era bisogna - ulteriore carburante in modo alimentare le critiche già più che sufficienti relative alla sua amministrazione.


Come era stato annunciato nei giorni scorsi, nell'ultimo giorno del suo mandato, Trump ha salutato la Casa Bianca concedendo la grazia a decine di persone colpevoli di vari reati. Per un presidente americano concedere la grazia non è inusuale... tutt'altro, tanto che chi ha preceduto Trump in quell'incarico ne ha addirittura concesse molte di più di quanto abbia fatto lui nei 4 anni del suo mandato.

La particolarità di Trump è che ha concesso il perdono presidenziale a persone note e, soprattutto, a persone che gli avevano fatto favori in passato e potrebbero aiutarlo in futuro.

Per questo ha concesso la grazia a Steve Bannon, nonostante sia stato accusato di aver truffato migliaia di persone con una raccolta fondi farlocca destinata a finanziare la costruzione del muro di Trump al confine con il Messico.

Per questo ha graziato il maga-finanziatore del partito repubblicano e della campagna di Trump, Elliott Broidy, che lo scorso ottobre aveva ammesso di aver cercato di fare pressioni indebite sull'amministrazione Usa per favorire interessi malesi e cinesi.

Trump ha concesso la grazia persino a Renzi, Rick non Matteo, che era stato condannato per corruzione.

La lista è lunga, ma ciò che caratterizza le scelte di Trump è che, a differenza dei suoi predecessori, lui ha concesso la grazia solo a persone che in futuro gli potrebbero essere riconoscenti.

Invece, non l'ha concessa a persone come Nichole Forde, 40 anni, che aveva chiesto la grazia nel 2016 a seguito di una condanna a 27 anni che sta scontando in un carcere federale per reati collegati alla droga, ma non associati ad atti di violenza.


Ma il clima per Trump, nonostante continui a coltivare l'estremismo e gli estremisti che lo avevano portato alla Casa Bianca, non sembra essere lo stesso di qualche tempo fa. 

Lo conferma la notizia riportata dal New York Time che fa sapere che Mitch McConnell, il leader dei repubblicani al Senato, si sia convinto che il presidente Trump sia il principale responsabile di quanto accaduto il 6 gennaio, con l'assalto al Cmpidoglio, affermando che la folla che ha preso d'assalto l'edificio era stata "nutrita di bugie" e "fomentata dal presidente".

Le considerazioni di McConnell alla vigilia del giuramento di Biden, secondo il NYT, sarebbero la conferma che una parte del partito repubblicano è ormai decisa ad agire contro Trump per evitare che possa trascinare a fondo il GOP nel caso non venga fermato.

Non è chiaro come Mitch McConnell voterà per l'empeachment che vede nuovamente protagonista Trump e su cui il Senato è chiamato ad esprimersi a breve. Ma fin d'ora, rispetto a un anno fa, non è più impossibile credere che alcuni repubblicani possano unirsi ai democratici in modo da raggiungere la soglie dei 2/3 dei componenti dell'Aula necessaria a condannare Trump che, a quel punto, potrebbe rischiare di non potersi più presentare come candidato alle presidenziali del 2024, come ha già annunciato di voler fare.