Il lascito di Calvino, che come scrittore si distinse per il suo impegno intellettuale e politico in nome delle libertà, rappresenta per noi uomini del secondo millennio, un esempio da seguire per indirizzare le nostre esistenze nel retto cammino. Ed è in questo cammino che avanza Linda Karshan, prima artista al mondo ad avere tradotto nell' originalissimo linguaggio artistico chiamata “Coreografa interiore”, quella fondamentale integrità tra mente, corpo e anima che deve guidare gli esseri umani.

“American Lessons. Six Memos for the next millennium “ pubblicato postumo nel 1988 dopo la morte di Calvino , contiene le lezioni che lo scrittore avrebbe dovuto tenere all'Università di Harvard. Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, coerenza sono i principi che suggerisce agli uomini del nuovo millennio, ai quali s'ispira Karshan nei suoi disegni.

L'artista americana che incarna nella sua esile figura, la conoscenza come prodotto del pensiero di antiche civiltà classiche e della cultura umanistica moderna, invita il pubblico a riscoprire la propria dimensione morale nella pratica del suo lavoro.

Partendo dall'uomo vitruviano, ripercorre le geometrie del corpo umano seguendo le sue ritmiche sequenze nei numeri. I suoi disegni realizzati in questo spazio interiore, dove è possibile raggiungere una condizione di equilibrio tra mente, anima e corpo, sono anche le possibili piante delle città che Calvino descrive nel romanzo “ The Invisible Cities” pubblicato nel 1972.

L'unico romanzo della storia della letteratura, che sia mai stato costruito come un'architettura, secondo un calcolo strutturale fatto di numeri e di loro rapporti combinatori a libera scelta del lettore. Come affermò Calvino in una conferenza alla Columbia University di New York nel 1983 “questo libro è fatto a poliedro, e di conclusioni ne ha un po' dappertutto, scritte lungo tutti i suoi spigoli.” In ognuno dei capitoli di cui si compone il romanzo, sono descritte 55 città suddivise a loro volta in 11 categorie, comprese tra le “città e la memoria” e le “citta nascoste”. Ma alla base di ognuna di queste città immaginarie che Marco Polo descrive all'imperatore di Tartari Kublai Khan, c'è l'esperienza di una sola unica città esemplare che è Venezia.

Ed è proprio qui che Karshan, nel suo cammino di artista, ha incontrato l'opera di Calvino quando nel 2018, in occasione della sua prima mostra a Venezia, comprese che questa città si regge in equilibrio su una struttura fatta di combinazioni fisiche e numeriche. Ma non solo; l'artista vide chiaramente Venezia come l'aveva vista Calvino, un poliedro dalle infinte e diverse sfaccettature. Quella Venezia più invisibile di cui parla lo scrittore che la riporta oggi ad un luogo preciso della città, l'Istituto Veneto di Scienze, Letteratura e Arti, dove nel Panteon Veneto, la storica collezione di busti e medaglioni di “uomini insigni nella politica, nelle armi, nella navigazione, nelle scienze, nelle lettere e nelle arti, nati o vissuti lungamente nelle Province Venete dai tempi antichi fino al XVIII secolo", si distingue proprio il busto di Marco Polo.

Osservando i disegni di Karshan come possibili combinazioni di numeri e geometrie del corpo umano, si comprende come tutti gli esseri viventi non sono altro che le sfaccettature di un unico grande poliedro che è la vita.

Ed è questa la lezione di Karshan in tempi di pandemia: la cultura e l'arte come percorsi di conoscenza più profonda, possono aiutare gli uomini di questo millennio ad agire con più consapevolezza, aprendo le loro menti verso una visione olistica del mondo, e coltivando nei loro spiriti maggiore equilibrio e rettitudine.

Roberta Semeraro