Incoscienza ed avventatezza dei nostri politicanti, senza distinzione di colore, sono solo pari alla stupidità di un marito che per punire la moglie, che si oppone al divorzio, decidesse di farsi evirare.
Per meschini interessi di bottega e per boria, il signor Matteo Renzi ha innescato una crisi di governo scriteriata che potrebbe castrare il Paese impedendogli di ottenere i 209 miliardi del Recovery Fund, dei quali ben 81 a fondo perduto.
Nei giorni scorsi, infatti, la Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha nuovamente precisato che l’Italia entro metà febbraio dovrà inoltrare a Bruxelles il testo definitivo del Recovery Plan, indicando anche la struttura cui sarà affidato il compito di coordinare e pilotare l’attuazione del piano.
Orbene, ad oggi (NdR: 24 gennaio!) non è insensato ipotizzare che, salvo miracoli dell’ultima ora, il governo “Conte 2” sarà messo in minoranza al Senato in occasione del dibattito sulla giustizia.
In questa eventualità al Premier non resterebbe che salire al Colle per rassegnare le dimissioni ed il pallino passerebbe nelle mani del Presidente Mattarella che dovrebbe decidere come procedere per il bene dell’Italia.
In ogni caso il governo, in quanto dimissionario, non avrebbe più titolo per presentare il Recovery Plan alla Commissione Europea e rispettare, quindi, anche il termine di metà febbraio.
A gioire di questa paradossale situazione oltre a Meloni e Salvini, populisti anti europei, che non si lascerebbero sfuggire l’occasione per dare addosso all’UE ed alle sue regole, sarebbero anche i cosiddetti paesi virtuosi del nord Europa, sempre avversi al Recovery Fund ed alle erogazioni concesse all’Italia.
Intanto, però, mentre la indecente banda di spregiudicati si compiacerebbe, cosa potrebbe succedere?
Una volta accettate le dimissioni del Governo il Presidente Mattarella potrebbe o affidare a Giuseppe Conte ancora un tentativo per cercare di mettere in piedi un “Conte ter”, o procedere al un rapido giro di consultazioni con le forze politiche parlamentari, o decidere di indire nuove elezioni.
Nessuna di queste ipotesi, in ogni caso, consentirebbe all’Italia di presentare a Bruxelles il suo Recovery Plan definitivo entro metà febbraio.
Nella ipotesi di nuove elezioni il Paese resterebbe addirittura in balia della pandemia e della crisi economica per almeno 4 o 5 mesi.
La Commissione Europea, a quel punto, non essendo stati rispettati tempi e modalità per la presentazione del Recovery Plan, potrebbe anche decidere di dichiarare non più esercitabile dall’Italia il diritto di partecipare al Recovery Fund.
E' ovvio, naturalmente, che sarebbero solo gli italiani a pagare lo scotto per la irresponsabilità e la idiozia di una classe politica indegna e inadeguata.