Lo...Renzi d'Arabia mantiene fede alla sua fama. Domenica, chi abbia assistito all'anteprima su Sky del Gp di Formula 1 in Bahrain lo ha visto materializzarsi nel paddock, con sorpresa degli stessi commentatori della tv satellitare.

Ma che diavolo ci faceva Renzi in Bahrain? Boh! Forse perché è un appassionato di Formula 1, forse perché poteva o doveva svolgere la sua attività di lobbista, che svolge insieme a quella di senatore, in modo assolutamente legale perché non vietato dai regolamenti di Camera e Senato, ma eticamente inaccettabile, perché oggettivamente inopportuna.

Un tweet del presidente della FIA, Jean Todt, mostra Renzi a fianco dell'ennesimo Salman, che stavolta è però ben Hamad Al Khalifa, Principe della Corona e Primo ministro del Bahrain. Pertanto, difficile non credere che anche stavolta Renzi non si sia mosso per "interesse", come è giusto che sia per un lobbista che si rispetti. 

E che sia un senatore a lui non importa, e non gli importa neppure che siano in molti ad arricciare il naso per l'evidente conflitto d'interessi.

L’ufficio stampa di Renzi, riportano le agenzie, ha comunicato che il senatore è “abituato alle polemiche contro di lui ma che ha come sempre rispettato tutte le norme e martedì sarà in aula a fare il suo lavoro per intervenire sul Family Act. Inutile dire che i viaggi di Renzi riguardano Renzi e non costano un centesimo al contribuente”.

Ma che non costino al contribuente in futuro, però, Renzi non è in grado di assicurarcelo, perché mentre avvia affari come lobbista, è logico pensare che poi li concluda in qualità di senatore e, in questo caso, non è certo che non finiscano per costare qualcosa agli italiani... magari ben più di un centesimo. 

E questo non lo presume solo Alessandro Di Battista, ma anche il Congresso degli Stati Uniti, gli stessi Stati Uniti che Renzi ci porta sempre ad esempio, gli stessi Stati Uniti che ai parlamentari in carica proibiscono espressamente di fare ciò che Renzi, al contrario, ritiene legittimo.