"Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dato il consenso all’operazione di salvataggio di Marelli: si tratta dell'ultimo passaggio che pone il sigillo all’operazione. Tecnomeccanica, fonderia italiana specializzata nella produzione di componenti pressofusi in alluminio, rileva lo stabilimento Marelli di Crevalcore per garantirne la continuità produttiva e la salvaguardia di 152 dipendenti".

Questo è quanto comunicava in una nota il Ministero presieduto da Urso lo scorso 8 agosto. Nella stessa data, però, il segretario confederale della Cgil con delega a politiche industriali ed energetiche, infrastrutture e trasporti, e aree di crisi, Pino Gesmundo, dichiarava all'Ansa che si erano aggiunti 2.547 lavoratori ai numeri che la Cgil aveva denunciato a gennaio, indicando in 58.026 i lavoratori coinvolti in crisi industriali per le quali sono stati aperti tavoli di confronto presso il ministero delle Imprese. 

E questo senza contare gli altri 120mila lavoratori a rischio nei settori colpiti dalle transizioni o riconversioni produttive e le crisi regionali che, solo in Puglia e Veneto, vedono altri 32mila lavoratori in pericolo. Un esempio è costituito dalla chiusura anticipata al 2025 delle centrali Enel a carbone di Civitavecchia e Brindisi, che comporterà circa tremila esuberi nell'indotto.

Sono 58, ad oggi, le crisi aziendali per le quali è aperto un tavolo nazionale presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Tra le ultime vertenze approdate a Palazzo Piacentini figurano Bellco, Fbm Hudson, Liberty Magona, e Seri Industrial. Il numero di lavoratori a rischio continua a crescere.

Naturalmente non è possibile incolpare il governo delle crisi aziendali... ma della mancanza di una vera politica industriale, sì. Così si è espresso al riguardo Pino Gesmundo:

"Oggi è indispensabile affrontare in maniera complessiva il tema della politica industriale del Paese e capire quale sia la visione del governo. Le soluzioni non possono dipendere dai singoli ministri, e i tavoli ministeriali come quello delle Imprese non riescono a dare risposte che coinvolgono altre competenze. A settembre sarà necessario affrontare questi temi in maniera globale: chiederemo l'attivazione di un tavolo alla presidenza del Consiglio.Chiederemo l'intervento del governo, non dei singoli ministeri, perché se sono necessarie risorse, il ministro Urso non può rispondere senza coinvolgere il ministro Giorgetti, e le politiche energetiche non possono essere decise dal ministro Pichetto Fratin senza consultare Urso e Giorgetti. La premier Giorgia Meloni deve aprire un tavolo a Palazzo Chigi. Lo abbiamo già richiesto al ministro Urso lunedì scorso, nell'ultimo incontro al ministero, con la presenza dei segretari generali, tra cui Landini per la Cgil".