"Le variazioni degli stock sottintendono significativi cambiamenti nella condizione delle persone nel mercato del lavoro, misurati dai dati di flusso a distanza di dodici mesi. Nel complesso si assiste a un maggiore ingresso nell'occupazione dei disoccupati, soprattutto tra i giovani, di individui con elevato livello di istruzione, e tra i residenti nel Nord. Crescono anche le transizioni dallo stato di inattività verso la disoccupazione, soprattutto per le forze di lavoro potenziali; tra gli scoraggiati l'aumento delle transizione è anche verso l'occupazione."

Questo il riassunto dell'Istat il relazione ai dati sul mercato del lavoro in Italia relativi al terzo trimestre 2017. Ma non solo. Oltre ad un aumento dei lavoratori dipendenti (+1% sul trimestre precedente), è da segnalare anche la crescita delle ore lavorate per dipendente sia rispetto al trimestre precedente (+0,4%) che ai 12 mesi (+0,1%), mentre continua la flessione del ricorso alla Cassa integrazione.

E nell'illustrare questo nuovo Eden occupazionale, tanta è l'enfasi, che l'Istat rispolvera pure il tempo indeterminato per indicare i dipendenti che la stessa Istat aveva da sempre definito "permanenti"!

Nel terzo trimestre del 2017 l'occupazione presenta una nuova crescita pari a +79mila occupati, 0,3%, rispetto al secondo trimestre dell'anno. Il dato è stato ottenuto grazie ad un aumento dei lavoratori dipendenti (+101 mila, +0,6%) e da una diminuzione di quelli indipendenti (-22 mila, -0,4%). Ma nella bellezza di questi dati, l'Istat tralascia di sottolineare quanti siano i lavoratori a termine rispetto a quelli a tempo "indeterminato" ed utilizza unicamente l'avverbio "soprattutto", che, come indica il grafico mostrato sopra, dovrebbe essere sostituito con "quasi esclusivamente".

Per quanto riguarda la disoccupazione rimane sempre alta al Sud, con valori di tre volte superiori rispetto al Nord e due volte superiori rispetto al Centro.