"Di fronte a una imputazione che include l'istigazione al suicidio - oltre che l'aiuto materiale - riteniamo indispensabile andare a un dibattimento pubblico, anche nella speranza di aiutare il Parlamento a mettere in discussione la legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia, che da oltre quattro anni e mezzo giace alla Camera dei Deputati."

Lo ha comunicato Filomena Gallo, avvocato, segretario dell'associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio di difesa di Marco Cappato e Mina Welby, che ha spiegato così la decisione dei suoi assistiti di rinunciare all'udienza preliminare.

Oltre al processo per il suicidio assistito di Dj Fabo, attualmente in attesa di un parere della Corte Costituzionale, Marco Cappato, con la nuova autodenuncia per l'assistenza offerta a Davide Trentini, deve far fronte ad un altro processo che lo vede principale imputato insieme al copresidente dell'Associazione Luca Coscioni, Mina Welby.

La vicenda riguarda la morte di Davide Trentini che avvenne il 13 aprile 2017. Il giorno successivo Marco Cappato e Mina Welby si autodenunciarono, presentandosi presso la Stazione dei carabinieri di Massa.

La fase delle indagini svolte dalla Procura di Massa si è conclusa con il cosiddetto "Avviso di conclusione delle indagini preliminari", datato 28 settembre 2017. Successivamente sono stati avvisati gli indagati della richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Massa al Gip, che ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 31 maggio 2018 alle ore 10.30.

A questo punto il Giudice dell’udienza preliminare avrebbe dovuto decidere se rinviare a giudizio Mina Welby e Marco Cappato, imputati ex art. 110 e 580 comma 1 del codice penale, ovvero per istigazione o aiuto al suicidio sotto forma di concorso.

La decisione di rinunciare all’udienza preliminare porta di nuovo Marco Cappato, questa volta insieme a Mina Welby, di fronte ad una Corte di assise. Saranno giudicati sempre per aver violato l’articolo 580 del codice penale e rischiano una condanna dai 5 ai 12 anni di reclusione.

Davide Trentini era malato di sclerosi multipla dal 1993. Aveva 53 anni e la sua vita, segnata da una salute progressivamente sempre più deficitaria, era diventata un calvario.

Per questo motivo aveva contattato Marco Cappato e poi Mina Welby per poter conoscere come poter accedere alla morte volontaria in Svizzera. Dopo vari incontri e dopo l’aiuto di Mina nello sbloccare alcune procedure burocratiche, svolgendo anche il delicato ruolo di interprete in lingua tedesca con la medesima clinica elvetica, Davide ha ricevuto il cosiddetto semaforo verde.

È partito dunque per la Svizzera insieme a Mina, con un servizio di ambulanza che ignorava i motivi del suo ultimo viaggio.

In un messaggio di saluto che ha voluto lasciare attraverso l’Associazione Luca Coscioni per spiegare e rendere pubblica la sua decisione ha detto: “Basta dolore. La cosa principale è il dolore, bisogna focalizzarsi sulla parola dolore. Tutto il resto è in più”.

Così il 13 aprile 2017 in una clinica di Basilea, accompagnato da Mina Welby, ha scelto l’eutanasia, anche lui attraverso il suicidio assistito.