(pubblicato su "Il Giornalino" dell'Associazione Materana Amici del Cuore)

Uno dei principali aspetti che inducono una certa ritrosia nell'intervenire per porre in essere manovre salvavita è la considerazione della possibile imputabilità qualora, nel prodursi in tali manovre, si arrechi un danno importante all'infortunato, se non addirittura il decesso.

 Premettiamo che di fronte a un malore o a un incidente, è obbligo del cittadino intervenire, altrimenti si incorre in un reato di omissione di soccorso, punibile penalmente con la reclusione, pena aggravata se dal mancato soccorso deriva un peggioramento della situazione o il decesso dell'infortunato.

Ciò che è certo è che il cittadino non è obbligato ad intervenire direttamente, soprattutto se non è esperto, ma deve perlomeno avvertire le autorità sanitarie o i numeri di emergenza noti.

E' bene sottolineare che l'intervento diretto sull'infortunato richiede una adeguata conoscenza delle azioni da espletare e, auspicabilmente, una buona dose di esperienza e lucidità.

Compiere delle azioni sul corpo di una persona infortunata implica – è inutile nasconderlo – un certo grado di responsabilità. Bisogna esserne consci considerato che, se è vero che si è in presenza di una persona che rischia la vita, le buone intenzioni da sole non servono se non si è “attrezzati”, se non si sa quello che si sta facendo.

 In “soccorso legale” delle buone intenzioni interviene peraltro l'art. 54 del codice penale che introduce lo stato di necessità. In tale articolo, in buona sostanza, si precisa che, qualora l'infortunato sia in grave pericolo di vita e non ci siano alternative, un soccorso diretto improvvisato è preferibile ad un mancato intervento. Ribadiamo dunque che è lo stato di necessità, la presenza cioè di un pericolo immediato a rendere auspicabile un qualsiasi tentativo di soccorso.

E quindi - al netto della valutazione caso per caso - non è punibile il soggetto che venendosi a trovare in una siffatta circostanza, sfortunatamente, con il suo intervento provoca danni maggiori o finanche il decesso dell'infortunato.

È evidente che il tema è alquanto delicato e complesso, le implicazioni che entrano in gioco sono di varia natura.

 In estrema sintesi: è importante intervenire responsabilmente facendo quello che si può e si è in grado di fare; in particolare se un soccorritore esperto saprà valutare la situazione e operare agevolmente, un soccorritore inesperto, invece, solo in stato di necessità - qualora cioè il pericolo e il rischio per la vita siano immediati, e non siano attuabili delle valide alternative di soccorso – potrà tentare, pur in maniera improvvisata, di attuare delle manovre salvavita, non rischiando in tali estreme circostanze di incorrere in responsabilità penali.

 L'Associazione Materana Amici del Cuore, nei corsi che organizza come centro di formazione al BLSD (a quel complesso cioè di regole e azioni da mettere in pratica per l'intervento e il sostegno delle funzioni vitali di un infortunato, con l'eventuale ausilio di un defibrillatore) riserva grande importanza a questi aspetti.

Chi frequenta con esito positivo i nostri corsi apprende delle conoscenze che possono realmente salvare una vita. Non è cosa da poco. Se ciò che viene recepito dai corsisti rimanesse lettera morta sarebbe stato tempo sprecato. L'obiettivo non è solo di gettare un seme. L'intento è di fornire a più persone possibili degli strumenti per intervenire auspicabilmente con un impatto positivo sulla sopravvivenza di una persona. Dotare in definitiva di un'arma salvavita.