In questi giorni a Rimini si sta svolgendo il meeting di “Comunione e Liberazione” uno dei principali “vivai” nei quali sono stati coltivati ai sacri valori cattolici molti personaggi pubblici che hanno caratterizzato la vita politica del ‘900 con i risultati che ben conosciamo. Normalmente le famiglie cattoliche “doc” sono benestanti ed è quasi un obbligo affidare l’educazione dei loro virgulti alle scuole salesiane e gesuitiche che rappresentano il top dell’istruzione in Italia.

Il figlio di un operaio, seppur molto intelligente, non potrà mai frequentare una scuola così costosa: un corso completo elementari medie e superiori – salvo imprevisti – va dai 60 ai 90 mila euro.

Con un tale pedigree scolastico, frequentando le varie associazioni cattoliche, coltivando le giuste relazioni si può accedere in molti ambienti e trovare le occasioni giuste per impostare una carriera lavorativa e politica.

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi non poteva mancare all’appuntamento di Rimini e dinanzi ai cultori dei valori cattolici ha espresso il suo disappunto perché i sindacati pretendono che sia una legge dello Stato e non un semplice accordo ad obbligare i lavoratori a vaccinarsi e ottenere il Green Pass per accedere nei laboratori e negli uffici (e di conseguenza mantenere l’impiego) dove saranno disattese le norme di sicurezza - mantenimento delle distanze di sicurezza e  indossare la mascherina - oneri in meno per il datore.  

Ma la dichiarazione più sconcertante è stata quella relativa alle norme sulle delocalizzazioni selvagge infatti finora gli imprenditori dopo aver ricevuto finanziamenti pubblici, senza preavviso, dislocavano la loro attività all’estero. Oggi devono almeno informare i lavoratori sei mesi prima del trasferimento e restituire i finanziamenti pubblici ricevuti nei tre anni precedenti. Il presidente ha informato gli astanti che il suo equivalente spagnolo lo ha chiamato pregandolo di ringraziare il nostro ministro perché tutti gli imprenditori andranno ad investire nel suo paese: la legge di cui si lamenta è molto blanda e sicuramente fallirà il suo scopo.

Non c'era bisogno che il suo omologo spagnolo gli telefonasse, sa molto bene che i nostri giovani vanno a lavorare in Spagna anche come camerieri perché ricevono la paga sindacale, i versamenti, i datori rispettano gli orari  previsti dal contratto e, se li fanno, gli pagano pure gli straordinari; molti altri giovani stanno lasciando il Paese e questo dovrebbe farlo riflettere perché i giovani italiani non ci pensano per niente di pagare i debiti contratti da Confindustria né intendono farsi fruttare come schiavi. Tante parole vuote pronunciate da una bocca che dovrebbe tacere: Confindustria finora ha ottenuto tutto quello che gli faceva comodo, sono ormai decenni che non gli si oppone nessuno.

La Confindustria, suo tramite, ha preteso e ottenuto che il Recovery Fund fosse destinato dove e come gli faceva più comodo, purtroppo a pagarne le conseguenze saranno le fasce deboli e medie sulle quali graveranno gli effetti delle sconsiderate pretese di un’imprenditoria fallita e predatoria, che evade il fisco, vive di sussidi pubblici e di sgravi fiscali, licenzia a suo piacimento, non rispetta i diritti dei lavoratori offendo contratti precari come regola. Il presidente non ha parlato delle gravi responsabilità che la sua categoria ha recato all'ambiente e alla salute pubblica: ha affermato che non ha colpe nelle trattative per il Green Pass ma non credo che sia del tutto estraneo per il generale sfascio del Paese.

Questo signore distinto e ben vestito dovrebbe mettere le persone  al primo posto e non il denaro, se si analizza il suo discorso è un elogio al profitto: questi dirigenti sono anime morte!

Di fondo vi è un grave problema da risolvere in seno alla Comunità Europea: dovrebbero essere eliminati i paradisi fiscali che producono un danno tremendo a tutte le economie inoltre ci vorrebbe una normativa in materia di lavoro unica per tutti i Paesi  membri che vincoli gli imprenditori a versare uguali salari,  essere assoggettati agli stessi regimi fiscali e norme di sicurezza ovunque vadano ad investire perché tale situazione crea concorrenza sleale e un immorale profitto.  

In particolare per quanto riguarda i paradisi fiscali non solo permettono di ripulire il denaro sporco avvelenando l’economia sana ma ospitando il denaro derivato da una economia legale e sottratto alla collettività attraverso l’evasione fiscale lo trasforma in denaro “sporco” destinato alle attività più disparate ed illegali.

Per questo occorre impegnarci tutti per far nascere e crescere una coscienza civile  nella base che dia vita ad una forza politica sana e determinata a rendere operativi i principi contenuti nella nostra Costituzione e arginare la strafottenza dell’imprenditoria nazionale d’assalto.