In tempo di giornate dedicate a celebrare specifici temi, il 22 marzo è la volta della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’ONU.
Per l'occasione, l'ISTAT ha rilasciato un quadro statistico sulla situazione idrica dell'Italia.
Per quanto riguarda l'uso che ne facciamo, il volume di acqua erogata agli utenti delle reti di distribuzione di acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia è stato di 1,63 chilometri cubi nel 2015, che corrisponde a un consumo giornaliero di 245 litri per abitante (23 litri in meno rispetto al 2012).
Nel 2015, in Italia la spesa media mensile per l’acquisto di acqua minerale è risultata pari a 10,27 euro, in crescita del 3,7% rispetto all’anno precedente, dopo una contrazione del 24,4% fra il 2008 e il 2014.
Sempre nel 2015 la spesa media mensile per la fornitura di acqua connessa all’abitazione è pari a 13,39 euro, l’1,9% in più rispetto al 2014.
Nel 2015 risultano balneabili oltre due terzi delle coste italiane (67,2%). Il restante 32,8% si trova in zone destinate a specifiche attività che ne escludono la balneazione. Il dato è in linea con gli anni precedenti.
In merito alla qualità delle acque balneabili, il 91,9% è da considerarsi eccellente nel 2015, in significativo miglioramento rispetto al 2013 (85,8%). La quota più elevata si registra in Puglia (99,4 da 85,4% del 2013), la più bassa in Abruzzo (59,6% da 53,2% del 2013).
I prelievi di acqua effettuati nel 2012 sono stati destinati per il 46,8% all'irrigazione delle coltivazioni, per il 27,8% a usi civili, per il 17,8% a usi industriali, per il 4,7 % alla produzione di energia termoelettrica e per il restante 2,9% alla zootecnia.
Per quanto riguarda la provenienza dell'acqua che utilizziamo, nel periodo 2001-2010 si è mediamente registrato un aumento di circa il 6% della quantità di risorse idriche rinnovabili rispetto ai trent’anni precedenti (1971-2000).
In merito alle precipitazioni, la media totale nel periodo 2001-2010 è superiore dell'1,8% al valore del trentennio 1971-2000.
Meno confortanti i dati relativi ai ghiacciai. A partire dagli anni ’80 i ghiacciai alpini sono in graduale regresso. Dei circa 250 chilometri cubi di ghiaccio presenti sulle Alpi al culmine della Piccola età glaciale (Anni 1820-1850) ne restavano circa 150 negli anni ‘70 e soltanto 80 nel 2011. Il ghiaccio perso sull’arco alpino dagli anni ’80 ad oggi corrisponde, in termini di volume d’acqua, a circa quattro volte la capacità del Lago Maggiore.
Per garantire l’attuale livello di consumo, il volume di acqua immesso nella rete di distribuzione è molto più elevato di quanto effettivamente consumato, equivalente - per ogni cittadino - ad un volume annuo di 145 metri cubi, corrispondenti a 396 litri giornalieri.
Il volume di perdite idriche totali nelle reti dei comuni capoluogo di provincia, ottenuto sottraendo i volumi erogati autorizzati ai volumi immessi in rete, ammonta nel 2015 a 1,01 miliardi di metri cubi, corrispondenti a una dispersione giornaliera di 2,8 milioni di metri cubi di acqua per uso potabile.