Si pensa che la religione offra le direttive per il progresso spirituale personale e collettivo ma, ogni giorno, sotto i nostri occhi ci si presenta il triste spettacolo di come la religione è in realtà uno strumento di potere e di coercizione delle coscienze attraverso l’imposizione di dogmi e di superstizioni.

Un elemento che accomuna tutte le religioni, compreso il cattolicesimo, è il ruolo riservato alla figura femminile, compressa da doveri e pochissimi diritti sostanzialmente di facciata. Nell’analizzare brevemente il diritto di famiglia abrogato negli anni ’70 emerge un sistema normativo liberticida e manifestamente discriminatorio che riservava alla “femmina” un ruolo servile e marginale nella società. È l’immagine riflessa di un clericalismo feudale.

Recentemente, in Iran, una giovane donna è stata uccisa perché indossava il velo non correttamente, quell’episodio ha scatenato una rivoluzione culturale che i capi religiosi hanno tentato di soffocare nel sangue. In nome di una religione si massacra e si uccide perché non viene rispettata una regola fissata dagli uomini finalizzata a schiavizzare la donna.

In Italia vi sono donne che portano il velo come scelta di vita e nessuno si domanda cosa accade negli ordini femminili cattolici. Nel 2021 è stato pubblicato un libro sull’argomento, finora l’unico, naturalmente l’autore è un giornalista che svolge la sua attività a stretto contatto con ambienti cattolici - non a caso il libro è stato pubblicato dalle Edizioni San Paolo. La prefazione curata da suor Nathalie Becquart prometteva bene perché era chiara ed esplicita e soprattutto era stata scritta da una suora straniera che sentiva molto le problematiche presenti nella vita monastica nell’ambito del cattolicesimo. Di seguito ne riporto una parte.

“Voglio rendere omaggio a queste donne che hanno coraggiosamente accettato di parlare e dare la loro autentica testimonianza. Dobbiamo ascoltarle, sentirle e prendere coscienza che la vita consacrata, nella sua diversità, come altre realtà ecclesiali, può generare sia il meglio che il peggio.

Il meglio quando i voti religiosi di povertà, castità e obbedienza sono proposti come un cammino di crescita umana e spirituale, un cammino di maturazione che fa crescere la libertà delle persone perché ‘ (…) l’autorità è chiamata a promuovere la dignità della persona’.

Il peggio quando i voti religiosi sono interpretati e attuati in modo da infantilizzare, opprimere o addirittura manipolare e distruggere le persone”.

Altrettanto chiara è la presentazione.

“(…) il libro apre spiragli di luce su una grave problematica interna alla vita consacrata femminile: gli abusi di potere, di coscienza o sessuali all’interno di ordini, monasteri e istituti, che portano donne e ragazze a spegnere il fuoco della vocazione e abbandonare il percorso religioso intrapreso, anche dopo anni. Sono le stesse ex suore o suore che stanno per lasciare l’ordine a raccontare ciò che hanno subito: mobbing, ricatti, manipolazioni, discriminazioni in base alla nazionalità, violazione del foro interno (cioè dei segreti della propria coscienza), problemi di salute sottovalutati o usati come pretesto per l’emarginazione. (…) un velo come quello tolto dal loro capo, che ora cade per rivelare storie altrimenti nascoste”.

Conclude: “Per questo, il libro offre anche degli spunti sui percorsi di “rinascita”, quindi sugli strumenti del Diritto canonico o della psicoterapia in supporto e a tutela delle consacrate oppure sulle iniziative all’interno della Chiesa che aiutano queste donne a riprendere la vita in mano e ad andare avanti, a volte anche ricominciando il cammino religioso”

La parte conclusiva è veramente sconcertante per i riferimenti al Diritto canonico e alla psicoterapia come rimedi a tali problemi. Non vedo come il Tribunale della Santa Inquisizione alias del Santo Uffizio alias della Congregazione della Dottrina per la Fede possa dirimere una così grave situazione interna. Si è visto come il Diritto canonico disciplina la causa: la vittima è considerata complice dell’accusato/a, ciò è giuridicamente e moralmente discriminatorio quindi inaccettabile ed inadeguato come rimedio al problema. Domina il silenzio e il segreto pena la scomunica! Quel segreto che tutto nasconde e tutto perdona al colpevole.

Un altro particolare che ha attirato la mia attenzione è la qualità delle testimoni: sono tutte straniere! Si ha la netta sensazione che si vuole parlare del problema senza in realtà volerlo affrontare realisticamente e risolverlo (se ciò fosse possibile).

Sia il Codice Rocco (1939) che il diritto di famiglia varato nel 1942 con Regio Decreto furono pesantemente influenzati dal clericalismo,  la nostra società è sempre stata intessuta di clericalismo, lo si scorge nel sistema legislativo, nelle abitudini e nella mentalità soprattutto delle vecchie generazioni. Nella rivista “Famiglia cristiana” in un articolo dedicato all’argomento viene così descritto: “Il clericalismo è il senso di superiorità, di distanza nei confronti del popolo di Dio da parte del clero, cioè vescovi, preti, diaconi, ma anche da parte di religiosi e religiose. Anche i laici possono incorrere nel clericalismo, quando vengono meno al loro ruolo di cristiani testimoni di Cristo e demandano ogni cosa ai preti, come se la Chiesa fosse “cosa loro” e non la comunità a cui tutti apparteniamo”. Sicuramente il termine “cosa loro” non comprende il patrimonio immobiliare e finanziario che restra esclusivamente di proprietà del Vaticano.

Papa Francesco indica tale mentalità come la possibile origine di varie forme di abuso: “Il clericalismo espone le persone consacrate al rischio di perdere il rispetto per il valore sacro e inalienabile di ogni persona e della sua libertà”. Agisce scoraggiando fino ad impedire la comunicazione orizzontale tra “fratelli e sorelle” per favorire quella gerarchica verticale superiore che decide ed impone, senza contraddittorio, le proprie decisioni avvalendosi del voto di obbedienza con la conseguenza che: “Una parte della verità resta nascosta e tutti finiscono per credere a una menzogna. Più si mente e più si diventa schiavi del sistema, per cercare di conservarvi un minimo di coerenza e tutto diventa una prigione dalla quale non è possibile uscire”.

Il Diritto canonico non prevede la punibilità penale per cui se si esaminano le storie di abusi nei confronti di religiose  o ex religiose provenienti da varie parti del mondo,  queste vicende fanno pensare che: “(….) non si tratta di singoli casi da attribuire a donne particolarmente fragili , tendenti alla depressione  o troppo deboli o “pazze” per reagire, ma che evidentemente sia presente un sistema malsano, basato su strutture di potere e su quel clericalismo che Papa Francesco  in diverse occasioni ha stigmatizzato come un ‘cancro’ per la Chiesa”.

Quali sono gli abusi ricorrenti durante la vita monastica e non solo?  Si possono riassumere in tre tipi: abusi di potere, di coscienza e sessuali. 

È tipico delle comunità femminili che i vertici restino in carica a lungo (30/40nni) ciò dà luogo ad una impostazione di stile comportamentale omogeneo che si basa sul criterio personale fatto passare come volontà di Dio e isolando e colpevolizzando coloro che non si adeguano al pensiero e al comportamento unico.

Il comandamento di non nominare il nome di Dio invano non lo si intende solo “(…) riferito alla bestemmia, significa anche appropriarsi del Suo nome per giustificare interessi e mancanze personali, violenze e perfino omicidi” definizione di Dom Dysmas de Lassus - presidente della conferenza monastica di Francia - che continua: “Gli abusi di coscienza sono in gran parte conseguenza dell’abuso del nome di Dio strumentalizzato per gratificare il proprio operato”. Il liberticida ricorre spesso a manipolazioni del genere per piegare la volontà del debole questo è l’aspetto più grave di questo abuso. Contro i soggetti più restii a farsi manipolare vengono praticate varie modalità di mobbing tendenti a svalutare l’autostima della vittima per arrivare all’annientamento della sua personalità. Perseguire la spersonalizzazione di un essere umano è un delitto contro l’io e la libertà personale, con tale modalità si va volontariamente a colpire la matrice spirituale dell’essere umano. 

Dom Dysmas richiama l’attenzione su un errore di metodo nell’affrontare il problema degli abusi, afferma che vi è una grande carenza di studi volti a riconoscere le cause di questo grave fenomeno mentre si presta maggiore attenzione ai singoli episodi. Paura e silenzio sono i due canali privilegiati per la diffusione del male.

La mancanza di ascolto e di attenzione possono essere per le vittime fonte di sofferenza talvolta più dell’abuso patito. Per amore dell’immagine è stata sacrificata la dignità di molte persone: la vittima di un abuso sessuale viene trasferita in altro luogo a lei ostile ad espiare la colpa di aver provocato il suo violentatore e quest’ultimo, lasciato vivere nel luogo del suo crimine, può continuare ad esercitare indisturbatamente la sua attività predatoria. In Italia tutto tace coperto dal giuramento di segretezza. 

In quell’unico libro pubblicato in Italia, nella pagina successiva a quella riservata alle dediche vi è scritto un passo tratto dalla lettera di San Paolo, quelle stupende parole sembrano una beffa.

La carità è magnanima. Benevola è la carità.
Non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio.
Non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira.
Non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia,
ma si rallegra della verità.
Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

Dopo queste parole straordinarie è doveroso parlare anche dei terribili fatti che riguardano i tragici destini riservati ai bambini abbandonati. in Canada e in Irlanda sono state rinvenute fosse comuni nelle aree circostanti alcuni orfanotrofi cattolici retti da preti e suore, in particolare in Canada sono stati rinvenuti i resti di 1800 bimbi nativi: perché tutti quei morti? Perché non sono stati sepolti cristianamente? Forse erano considerati indegni? Fa onore a Papa Francesco che ha chiesto pubblicamente il perdono ai nativi del Canada per l’orrenda strage dei loro figli consumata per servire un dio che mi è ormai estraneo.

Tutto si infrange dinanzi alle porte della basilica di San Pietro e delle nostre dimore  compresa purtroppo la verità.