Giovedì, Macron ha dichiarato che la Francia ha le prove dell'uso di armi chimiche da parte delle forze siriane nell'attacco dello scorso fine settimana alla città di Douma, adesso tornata sotto il controllo del regime di Assad.

Parigi - ha aggiunto Macron - deciderà sul da farsi "a tempo debito" e nel momento "più utile ed efficace", chiarendo che il suo unico obbiettivo è quello di evitare che Damasco possa nuovamente far uso di armi chimiche.

"La Francia - ha concluso Macron - non consentirà in alcun modo un’escalation o qualsiasi cosa che possa danneggiare la stabilità regionale, ma non possiamo consentire ai regimi di pensare che possano agire impunemente e violare le leggi internazionali nel peggior modo possibile."

Alle dichiarazioni del presidente francese si aggiungono anche quelle di Donald Trump, più stringate e meno formali, espresse come sempre via twitter, che rendono l'intervento Usa in Siria meno certo rispetto a ieri.

 


Quello che ha scritto Trump si potrebbe riassumere in questi termini: attacco o non attacco? E chi lo sa? Forse sì, forse no.

Dichiarazioni degne di un adolescente ritardato, anche se Trump guida il Paese più potente al mondo! Ma a questo ormai dovremmo essere abituati.

Trump avrebbe cambiato idea? Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha definito le minacce da parte degli Usa e della Francia una violazione della carta dell’Onu, dichiarando anche che il raid di due aerei israeliani di sabato scorso, contro la base area militare siriana nei pressi di Homs, ha peggiorato la stabilità in Siria, aggiungendo che il mondo dovrebbe seriamente pensare alle possibili conseguenze.

In questi giorni, secondo quanto svelato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, la famosa "linea rossa" tra Mosca e Washington, creata durante la guerra fredda per evitare che un malinteso sfociasse in un attacco nucleare, è stata utilizzata per parlare della situazione in Siria.

Ma Putin non ha parlato solo con Trump. Mercoledì sera ha infatti avuto un colloquio anche con il premier israeliano Netanyahu, che attende solo l'occasione propizia per sferrare un attacco globale contro le forze iraniane in Siria per evitare che Teheran possa instaurare un controllo su una parte del Paese in modo da poter estendere la sua influenza - tramite il Libano - fino al Mediterraneo, e con il presidente turco Erdogan.

Intanto le navi della Marina militare russa hanno preso il largo dalla base navale siriana di Tartus.