Non occorreva essere pirati informatici per accedere ai dati di altre persone: era sufficiente compilare a caso, anche inserendo parte di un nome o di un cognome, uno dei campi di ricerca presenti nella sezione dedicata agli assistiti per consultare tutte le schede anagrafiche trovate, nelle quali erano riportati l’indirizzo di residenza, il codice fiscale o il numero di telefono degli assistiti.

Non solo. Dai riscontri effettuati dal Garante, è emerso che qualunque utente, senza trovarsi di fronte ad alcun filtro,  poteva addirittura modificare questi dati o cancellare l’account delle persone che si erano registrate sul sito.Nel provvedimento con il quale ha vietato l’ulteriore diffusione dei dati, il Garante ha ricordato che «le pubbliche amministrazioni che offrono servizi in rete sono obbligate ad adottare misure di sicurezza per ridurre al minimo i rischi di accesso non autorizzato o di trattamenti di dati non consentiti»