Durante il consiglio dei ministri tenutosi mercoledì scorso, François Hollande ed il primo ministro Valls hanno presentato una proposta di modifica costituzionale riguardante l'adozione dello stato di emergenza in Francia. Secondo le prime indiscrezioni, questo consentirebbe al presidente francese di dichiarare lo stato di emergenza per un periodo di tempo che sarebbe stabilito da una legge parlamentare, senza alcun limite massimo. Questo potrebbe portare ad un vero e proprio stato autoritario di durata indefinita, in cui la polizia verrebbe a disporre di ulteriori mezzi di repressione, oltre alla possibilità di intercettare ogni tipo di comunicazione. Sarebbe, inoltre, prevista la privazione della cittadinanza a chi abbia una doppia nazionalità e venga condannato per atti di terrorismo, anche trattandosi di una persona nata in Francia. La privazione della cittadinanza è una misura sostenuta anche dal Fronte Nazionale di Marie Lepen e già adottata in Francia dal governo collaborazionista, durante l'occupazione tedesca. Con una legge del luglio 1940, il regime di Vichy privò della cittadinanza francese oltre 15 mila persone, fra cui seimila ebrei rifugiati e naturalizzati, insieme a molti capi della resistenza. Gli ebrei, non più cittadini francesi, furono internati in campi di concentramento e, successivamente nel 1942, a seguito di un accordo con i tedeschi, trasferiti nei campi di sterminio in Germania e Polonia. Attenendosi alle tradizionali posizioni del Partito Socialista, che in passato aveva definito folle ed assurda un'analoga proposta di Sarkozy, il ministro della Giustizia francese, Christiane Taubira, solo pochi giorni fa durante un suo visita in Algeria, aveva escluso decisamente la possibilità che una misura simile potesse essere adottata. Al suo ritorno in Francia, si è dovuta render conto che la posizione dei vertici del suo partito era cambiata e che erano state prese delle decisioni in riunioni cui non era stata invitata. Secondo il quotidiano Le Monde, Taubira servirebbe al governo come una sorta di copertura per tener buona l'ala sinistra del partito, preoccupata dalla svolta autoritaria del capo dello stato.