Dunque e iniziando da ‘ieri’, è possibile affermare che il mondo dell’hard rock inizi a palesarsi con nomi imponenti come Deep Purple, Led Zeppelin, Black Sabbath e altre fenomenali band (…hard rock e non rock n’ roll come molti si ostinano a indicarlo tout court: questo è il genere di Presley, Little Richard, etc.).
Prosegue poi la sua potente corsa con gruppi come Van Halen, Europe e via dicendo. Certo in alcuni casi è difficile intuire dove hard rock e metal diventano indistinguibili. Non è il momento, in questa sede, di interessarsi – va da se e visto l’argomento principe – delle varie derive e divagazioni (come Death Metal, Christian Metal, Power, etc.) nelle quali sfocia il rock ‘pesante’, come qualche critico magari non proprio portato per il trasporto delle merci lo ha definito.
Di sicuro esistono due caratteri che aiutano a capire l’hard e il metal. Attenzione non sono da intendere come due esami di laboratorio chimico; siamo pur sempre all’interno di una pista che porta dritto al territorio dell’umanesimo. E quindi dello scibile tra filosofia, storia concreta e stile critico. Comunque, per l’hard rock il segno distintivo sono la vitalità e la voglia di picchiare sugli strumenti per mostrare al mondo la propria energia; per il Metal, certo anche qui vi è molta energia e pesantezza stilistica legata magari alle chitarre doom, ma la cifra vera del Metal è la rabbia.
Superata l’impasse dell’introduzione, è ora possibile chiedersi cosa ne è di un genere così intrigante come l’hard rock. Pertanto abbiamo chiesto al romanziere, nonché musicista, Mimmo Parisi notizie al proposito.
Cosa ne pensi, come prosegue il cammino dell'hard? Mi metti in una posizione critica. Diciamo che il mondo della musica è cambiato in maniera decisiva. 20 e più anni fa (perlomeno nella dimensione hard rock) era semplice ascoltare brani che diventavano in breve inni per studenti, operai – insomma per tutta quella parte della gente che riusciva a leggere il proprio disagio nei vocalizzi dei cantanti di quelle band – oggi le persone hanno costituito una miriade di gruppi d’ascolto e consumano la produzione artistica in maniera fast.
Okay, qualche nome degli attuali porta vessillo hard rock?Sì, nomi ve ne sono. Il primo che mi viene in mente è quello dei Wolfmother. Il leader è Andrew Stockdale. Dopo il clamoroso e inatteso successo del loro tardivo debut omonimo (2005), sono rimasti sostanzialmente fedeli al prediletto armamentario settantesco appena limato dal senno del primo decennio del nuovo secolo. Hard rock revisionista in qualche modo sintonizzato sulle nuove leve stoner e neo-psichedeliche.
Bene, almeno un altro nome.Sì, okay. Ci arrivavo. Il secondo è quello dei Greta Van Fleet. Proprio quest’anno è uscito il loro nuovo album The Battle at Garden’s Gate. La nuova prova sulla lunga distanza della band dei fratelli Kiszka, che esce a quasi tre anni di distanza dal disco d’esordio della formazione dei giovani ragazzi del Michigan, Anthem of the Peaceful Army. Il nuovo lavoro mostra il loro debito verso i Led Zeppelin. Infatti, se ascoltate il riff di Built by Nations, quarta traccia di The Battle at Garden’s Gate, è quasi impossibile che la mente non corra a Whole Lotta Love.
Conclusione?Insomma, ben vengano le nuove leve. Tuttavia e almeno per il momento rimangono insuperati nomi come Deep Purple o, in Italia gente come gli Sharks che pur snobbati da certa critica, rappresentano delle risposte autenticamente italiane all’hard rock internazionale. Poi, il fatto che un vero mercato legato al genere in terra italica non esista, è un’altra questione.