Lunedì, Carola Rackete è arrivata a Porto Empedocle e, successivamente, le autorità l'hanno accompagnata ad Agrigento, in tribunale, per rispondere delle accuse in base alle quali la locale Procura ha disposto il suo arresto.

La prima accusa riguarda l'attracco a Lampedusa, definito dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio "un atto volontario che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta [della GdF, che si opponeva alla manovra] verso la banchina, condotto con coscienza e volontà. Un'azione non necessitata, perché la Sea Watch alla fonda aveva ricevuto assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità marittime per avere assistenza. Quindi non versava in stato di necessità". La Procura ha chiesto la convalida dell'arresto operato dalla Guardia di finanza, "in relazione agli atti di resistenza con violenza nei confronti di una nave da guerra" e la convalida dell'arresto per il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Poi, la capitana Carola è anche indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In relazione a tale accusa, la Procura dovrà valutare se l'azione di salvataggio effettuata di fronte alle coste libiche sia stata un'azione dovuta. "In quel procedimento - ha proseguito il Procuratore di Agrigento - andremo a verificare se i porti della Libia possono ritenersi sicuri o meno e andremo a vedere se la zona Sar libica è efficacemente presidiata dalle autorità della guardia costiera libica, andremo a verificare le concrete modalità del salvataggio cioè a dire se vi sono stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch, se il contatto è avvenuto in modo fortuito o ricercato. Tutta una serie di elementi che servono a verificare se si è trattato di un'azione di salvataggio in mare oppure un'azione concertata".

L'avvocato della Rackete, Alessandro Gamberini, ha detto che la sua cliente "ha risposto in maniera puntuale, esatta e lucida a tutte le domande che riguardavano il soccorso dei migranti, procedimento che andrà a finire brevemente in nulla e la resistenza intesa come violenza per entrare in porto.

Ha risposto le ragioni per cui ha deciso disperatamente di usare la forza. Perché aveva avuto negato il diritto d'approdo per 15 giorni. Aveva migranti che si erano assottigliati nel numero, ma quelli rimasti a bordo meditavano forme di autolesionismo per farsi sbarcare. Non avevano più fiducia nell'equipaggio. C'erano ideazioni paranoiche diffuse. Una situazione che non poteva durare altrimenti.

Lei si è assunta tutto il rischio della responsabilità. Si è scusata di nuovo per questo accostamento alla barca della Gdf che si era posizionata proprio in quel momento per togliere lo spazio all'attracco. Per evitare la collisione la manovra era attuata con estrema lentezza. Non era intenzionale".

Domani mattina il gip Alessandra Valla deciderà se convalidare l'arresto. Per il momento, Carola Rackete rimane agli arresti domiciliari ad Agrigento.


Inutile dire che nel frattempo, nei confronti della capitana Rackete, continuano minacce ed insulti da parte di un ministro del Governo italiano e dei suoi sostenitori. Lo stesso ministro che si è rifiutato di restituire 49 milioni di euro indebitamente ricevuti dal suo partito, che ha utilizzato lo scudo parlamentare per sfuggire ad un processo per sequestro di persona e che minaccia querele a chicchessia, mentre dà del criminale ed incita all'odio contro chiunque non sia d'accordo con lui.