Francesco Le Mat è il nickname tarologico dello scrittore Francesco Consiglio, autore di uno dei romanzi più eccentrici e grotteschi degli ultimi anni, Le molecole affettuose del lecca lecca edito da Baldini e Castoldi. Il suo ultimo libro è I Tarocchi dei Cani Saggi, ventidue racconti illustrati da Greta Baccaro, e fa seguito al fortunato Paris, Rue du Tarot. Noi scrittori ninja volevamo intervistarlo ma poi c'è venuta una di quelle idee che stanno ai confini tra la genialità e l'assurdo: gli abbiamo detto che una delle sue due personalità poteva intervistare l'altra. E così è accaduto che, per la prima volta nelle loro vite, Francesco Consiglio si è messo davanti allo specchio e ha dialogato con Francesco Le Mat.


Quando hai deciso che i Tarocchi avrebbero avuto importanza nella tua vita?È successo a Parigi, tanti anni fa. Passeggiando per la città mi ritrovai al caffè Le Téméraire, dove tutti i mercoledì pomeriggio Alejandro Jodorowsky leggeva i Tarocchi. Poiché si trattava di letture gratuite e accorreva tantissima gente, bisognava recarsi al bar dalle 10 in poi, scrivere il proprio nome e cognome su un foglietto, piegarlo e metterlo in un cesto. Alle 15 arrivava Jodorowsky e prendeva un pugno di biglietti dal cesto. Chi era baciato dalla sorte, avrebbe avuto la lettura, mentre gli altri tornavano a casa e potevano ritentare il mercoledì successivo.


E tu sei stato uno dei fortunati?Macché! Non ho neanche provato a mettermi in fila. Allora non conoscevo nulla dei Tarocchi. Ero convinto, come molti, che si trattasse di paccottiglia esoterica. Ma vedere tanta gente accalcarsi per sedere di fronte a Jodorowsky e parlargli della propria vita mi ha dato la spinta di recarmi in libreria e acquistare La Voie du Tarot. Quel libro è stato il mio Maestro come può esserlo un filosofo, un saggio, uno scienziato. 


I Tarocchi funzionano sempre?Neanche per idea. Molto dipende dal consultante. Se li leggiamo a un'altra persona e la sentiamo esultare: "Queste carte sono magiche, hanno indovinato tutto!", possiamo essere certi che il consulto è stato inutile. La verità, per servire, deve essere sorprendente. Che senso avrebbe recarsi dal tarologo per conoscere il già conosciuto, sapere il già saputo, vedere il già visto?


Come Jodorowsky, tu sostieni l'inutilità di leggere il futuro.Illudersi di conoscere il futuro impedisce alle persone di evolvere, poiché le convince che esiste un destino già scritto e immutabile, mentre invece dovremmo tutti impegnarci a comprendere ciò che sta germinando in noi stessi. Sull'ossessione dei consultanti per il futuro, Jodorowsky è lapidario. Sostiene che i Tarocchi possono essere usati per tutto tranne che per leggere il futuro. 


Poiché è difficile pensare che qualcuno vada dal tarologo perché ha una vita felice, immagino che tu debba in qualche modo schermarti dai racconti di sofferenza dei tuoi consultanti. Sviluppare un sano distacco emotivo può essere fondamentale nel tuo lavoro.Quando leggo i Tarocchi, preferisco immedesimarmi nel consultante per comprendere i suoi sentimenti come fossero i miei. Un atteggiamento empatico-affettivo che mi permette di verificare in compagnia dell'altro l'accuratezza delle mie percezioni. Sono però cosciente che questo modus operandi può comportare per il tarologo il rischio di perdersi in un mondo che non gli appartiene, un abisso interiore popolato da demoni che gli renderanno difficile ritornare al proprio mondo personale.


È vero che la maggior parte delle consultanti chiedono se l'uomo che le ha lasciate tornerà?La domanda più gettonata, ma anche la più sbagliata. Una donna mi chiese un consulto perché il suo fidanzato l'aveva lasciata. Credevo volesse chiedermi perché la loro relazione era andata in frantumi, e in quest'ottica cominciai a interrogare i simboli. Lei mostrava insofferenza e non sembrava per nulla interessata a quello che dicevo. Le chiesi cosa si aspettava da una lettura di Tarocchi e lei rispose: "Non m'importa se ho sbagliato io o lui, e non m'importa di capire il come e il perché. Voglio solo sapere quando torna". Una persona così è facile che cada in mano ai ciarlatani. Prima o poi troverà qualcuno che le proporrà una strategia infallibile per riconquistare le attenzioni del suo ex. Qualche centinaio di euro, forse mille, in cambio di fatture, filtri, invocazioni, preghiere e talismani.


Dalle tue parole, sembra che l'amore sia la fonte principale della sofferenza umana.Forse perché in quell'ambito si consuma l'abiura della propria individualità. Gli innamorati credono che nessuna felicità sia possibile all'infuori del rapporto di coppia, e poiché temono più d'ogni altra cosa la solitudine, accettano di rinchiudersi con il partner all'interno di recinti emozionali o sessuali. Ma se l'altro viene a mancare, quel recinto diventa un muro invalicabile che impedisce di guardare oltre la propria solitudine. Jodorowsky sostiene che uno dei mali impossibili da curare è il mal d’amore, e di fronte a una innamorata o a un innamorato tradito, qualunque richiamo alla sensatezza è privo di effetto. L'amore è come la morte: non c'è niente che si possa fare per mezzo della parola, perché l'amore e la morte battono tutte le filosofie.


Tra i detrattori del metodo jodorowskyano, c'è chi dice che un consulto di Tarocchi, se non è orientato a leggere il futuro, diventa troppo simile a una seduta psicoanalitica. 
Un leggero mal di testa si cura con un'aspirina, l'uso del bisturi è riservato al chirurgo, ma quante volte il consiglio di un amico ha sanato una ferita d'amore? Quante volte una persona cara ha saputo farci superare paure e dubbi parlandoci con dolcezza? E un amico ci ha preso la mano mentre percorrevamo strade senza uscita per accompagnarci verso mete compatibili con la nostra personalità? Esiste una grande mole di disagio che ha bisogno di una cura nel senso dell'etimo preferito dagli antichi: cura da cor urat, perché prendersi cura di una persona significa scaldargli il cuore. Ed è quello che un tarologo dovrebbe ripromettersi di fare.


Cosa significa leggere i Tarocchi nel 2020? Immagino che non sia come fare il medico, il pasticciere o l'estetista. Se forse il 50% delle persone ti amano, è anche vero che ci sono moltitudini di scettici pronti a darti dell'imbroglione. È proprio così. Anche se non usi i Tarocchi come uno strumento divinatorio, per gli scettici sei un ciarlatano che sfrutta la credulità altrui. Se provi a spiegargli che non hai nulla a che fare con la paccottiglia esoterica, non ti credono. E a nulla servirà giurare di avere vaccinato i tuoi figli e preso per il culo i terrapiattisti. Non ti ascoltano, perché la loro religione, un miscuglio di fanatismo e adorazione delle scienze fisiche e sperimentali, svaluta ogni altra forma di sapere e non contempla la dialettica. La verità che i Tarocchi sono un mezzo che può essere usato per imbrogliare o guarire le persone, proprio come un coltello serve per uccidere ma anche per tagliare il pane.


I Tarocchi sono un linguaggio?
Più esattamente, una lingua. Per leggere i Tarocchi non basta analizzare il significato di una carta dopo l'altra. Sarebbe come ridurre un romanzo a uno sterile elenco di parole. Forse mettendo in ordine alfabetico tutti i termini della Recherche di Proust otterremmo un vocabolario, ma un romanzo non è un vocabolario. Ogni carta dei Tarocchi è una parola che racchiude una moltitudine di sentimenti, saperi, significati. Una stesa di tre carte è una frase dalle molte sfaccettature, una serie di risposte possibili che il tarologo legge nell'insieme per adattare il significato generale al caso particolare del consultante. Il Matto può rappresentare la libertà ma anche l'incoscienza. L'Eremita è la saggezza e a volte la sterilità. La Torre è il fallimento o la fuga dalle costrizioni. Non esiste una carta completamente positiva o negativa. Tutto è nel contesto. La caratteristica di ogni lingua visuale è di essere ambigua. Jodorowsky scrive che i Tarocchi sono come dei camaleonti e variano a seconda che siano posti a contatto di personaggi d'età, di sesso, di carattere diversi. 


Ti sei spesso definito un artista tarologo. Cosa intendi esattamente?
Leggere i Tarocchi è una creazione artistica. Estrarre le carte dal mazzo, disporle sul tavolo, leggere i simboli e adattarli alla domanda: questo è arte. Il palcoscenico della rappresentazione contribuisce a formare la natura del responso: il canto di un uccello fuori dalla finestra, un brusio di voci lontane, un gioco di sguardi, il battito silenzioso di due cuori, una carta che cade dal mazzo e sembra che dica: "Ehi, datemi attenzione! Ho un segreto da svelare". Il consultante vede formarsi davanti a sé un ventaglio di possibili sceneggiature che lo vedono protagonista. Ogni carta entra in comunicazione con un'altra e tutte insieme, scrive Jodorowsky, finiscono per creare un mandala, un poema, una sinfonia per uno spettatore che è anche la materia stessa dell'opera.


Negli ultimi anni è diventata una moda mettere in commercio Tarocchi di Marsiglia "restaurati". Nella maggior parte dei casi sono mazzi pressoché identici agli originali, variando solo per il tono e il contrasto. Ho il sospetto che si tratti di operazioni puramente commerciali. In parte hai ragione. Quando ho realizzato il mio mazzo di ispirazione marsigliese, chiamato Lematarot, ho inserito provocatoriamente alcuni simboli estranei alla tradizione (alcuni patafisici, altri provocatori come l'uovo della Papessa di Jodorowsky che ho trasformato in un uovo fritto a occhio di bue, o il cuore e il cervello sui piatti della bilancia che la Giustizia regge con la mano sinistra) mi sono attirato le critiche dei puristi — dal loro punto di vista le considero senz'altro giuste e condivisibili nella sostanza — ma ho voluto lanciare un messaggio: il Tarot de Marseille sta bene e restaurarlo è inutile, molto meglio introdurre qualche cambiamento e parlare di rivisitazione.


I Tarocchi dei Cani Saggi
 racconta ventidue storie di cani che incarnano le figure degli arcani maggiori. Scherzando, ti faccio notare che hai voluto prendere le distanze da Jodorowsky, noto amante dei gatti e autore di un libro simile al tuo ma dedicato ai felini. Eh, sì. I gatti hanno un'ottima reputazione nell'ambiente esoterico, mentre i cani sono quasi ignorati. E pensare che hanno avuto un grande valore simbolico. Nell'antico Egitto, il dio dei morti Anubi veniva rappresentato con la testa di un cane. Diverse antiche tradizioni consideravano i cani come dei custodi del regno dei morti, e si usava seppellire il corpo del defunto insieme a quello del proprio Cane per favorire il passaggio verso l'aldilà. 


Il tuo libro ha la prefazione di uno psicoanalista, il dottor Velio Degola.
E ti par poco? Spero che per tanto coraggio non lo espellano dall'ordine degli psicologi.



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