REGNO UNITO: dopo il crollo della sterlina dietro front alle liste dei lavoratori stranieri
Ha avuto solo 24 ore di vita, la proposta presentata dal Ministro degli Interni britannico Amber Rudd al congresso conservatore. Una proposta dai contenuti indubbiamente "caldi", con l'obiettivo di imporre alle aziende inglesi l'obbligo di redigere la lista contenete i nominativi dei lavoratori stranieri in forza.
Altro obiettivo, altrettanto chiaro: tentare di ridurre l'impiego di lavoratori provenienti da oltra confine, subito dopo l'esito del referendum che ha visto la Gran Bretagna votare la fuoriuscita della UE, nonostante le garanzie e le rassicurazioni fornite dal primo ministro britannico in persona, a tutela dei lavoratori stranieri.
In definiva, il disegno risulta esser ben preciso: dall'estero si può attingere a competenze ma solo per ricoprire ruoli precari e con limiti temporali circoscritti.
No secco dalle aziende, gli avvocati parlano di anticostituzionalità
Sebbene la Rudd si sia affannata a precisare che non ha mai richiesto elenchi nominativi - contrariamente a quanto pubblicato dal Times, la sua proposta ha provocato reazioni immediate. In primo luogo, da parte delle aziende britanniche, che si sono sentite il fiato sul collo e ravvisano una evidente limitazione alle proprie scelte manageriali.
Non si sono lasciati attendere neppure i commenti di esperti legali, che sottolineano l'incongruità di questa proposta con la normativa anti - discriminazione in vigore sul territorio britannico, e che da sempre costituisce un fiore all'occhiello della ligislazione inglese.
Nel presentarla, il Ministro aveva dichiarato di ritenere indifferibile questa proposta, e che il suo intento primario era soprattutto quello di "costringere" le imprese britanniche ad investire sulla formazione e sulla qualificazione dei lavoratori inglesi, senza attingere a competenze extra - confine.
Ha anche ventilato che la proposta si rendeva necessaria per mitigare la visione dei cittadini britannici sull'immigrazione, resa ancora più ostile proprio dal risultato del referendum e dalla volontà espressa di non avere - in definitiva - più nulla a che spartire con il resto del mondo, Europa in primis.
Una proposta che i più hanno definito politically incorrect, e che ha costretto il Ministro alla immediata retromarcia. complice anche il crollo della sterilina sui mercati dei cambi.