L'area dell'euro sta affrontando una contrazione economica che per entità e rapidità non ha precedenti in tempi di pace. Le misure adottate per il contenimento della diffusione del coronavirus (COVID-19) hanno provocato un arresto di gran parte dell'attività economica in tutti paesi dell'area dell'euro e su scala mondiale.Gli indicatori del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese segnano un drastico calo, che suggerisce una netta contrazione della crescita economica e un forte deterioramento delle condizioni nel mercato del lavoro. Data l'elevata incertezza sulle dimensioni finali effettive delle ricadute economiche, gli scenari di crescita elaborati dagli esperti della BCE indicano che quest'anno il PIL dell'area dell'euro potrebbe far registrare una caduta tra il 5 e il 12 per cento, su cui incideranno in modo decisivo la durata delle misure di contenimento e il buon esito delle politiche di attenuazione delle conseguenze economiche per imprese e lavoratori. Questi scenari prevedono che, con la graduale rimozione delle misure di contenimento, si verificherà una ripresa dell'attività economica, la cui rapidità e portata restano tuttavia fortemente incerte. L'inflazione si è ridotta a seguito del brusco calo dei prezzi del petrolio e della lieve diminuzione dell'inflazione misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari.


Questo è quanto illustrato nell'incipit dell'ultimo bollettino economico pubblicato a maggio 2020 dalla BCE.

Nell'area dell'euro - si sottolinea nel documento - le rigorose misure di contenimento dovrebbero pregiudicare gravemente l'attività economica ben oltre il breve periodo. 

Si ipotizza che le perdite settoriali massime (inclusi gli effetti diretti e di trascinamento) si collochino nella prima settimana di aprile 2020. 

Le perdite economiche dovute ai lockdown hanno iniziato ad accumularsi a marzo, quando diversi paesi hanno introdotto provvedimenti di chiusura; dopo il picco raggiunto a inizio aprile, si prevede che tali riduzioni scendano a circa il 50 per cento del loro livello massimo entro la metà di maggio ipotizzando uno scenario (relativo alla diffusione del virus) moderato, a fine maggio in uno scenario medio e nel corso del mese di giugno nello scenario grave, man mano che misure di contenimento meno rigide consentano il graduale riavvio dell'attività economica. 

Le misure di contenimento, associate ai costi di più lunga durata imposti all'attività dalla pandemia, dovrebbero esaurire i loro effetti negativi entro la fine del 2021 nello scenario moderato; negli scenari medio e grave, al contrario, continuerebbero a gravare sull'attività economica nel 2022.


Tre scenari vengono ipotizzati anche per il Pil che nel 2020, è previsto a circa il 5, l'8 e il 12 per cento, in caso, rispettivamente, di uno scenario moderato, medio e grave. 

Il dato annuo nello scenario grave riflette una crescita trimestrale del PIL in termini reali che nel secondo trimestre del 2020 raggiunge il livello minimo di circa il -15 per cento, cui segue una ripresa prolungata e incompleta, con tassi di crescita trimestrali pari a circa il 6 e il 3 per cento, rispettivamente, nel terzo e quarto trimestre del 2020. 

Con la graduale normalizzazione dell'attività economica consentita dalle misure di contenimento, nel 2021 il PIL in termini reali aumenterebbe di circa il 6, il 5 e il 4 per cento negli scenari, rispettivamente, moderato, medio e grave. 

L'incerta epidemiologia del virus, la diversa efficacia attesa delle misure di contenimento e il persistente danno economico ipotizzato negli scenari medio e grave continuerebbero a pesare sulla ripresa economica per l'intero orizzonte temporale. 

Nello scenario grave, in particolare, sino al termine del 2022 il PIL in termini reali dovrebbe rimanere ben al di sotto del livello osservato alla fine del 2019.