Sabato, il Papa ha incontrato gli studenti del liceo "Visconti" di Roma, in occasione della chiusura dell'anno giubilare aloisiano, iniziato lo scorso anno nella ricorrenza dei 450 anni dalla nascita del gesuita San Luigi Gonzaga.

Francesco nel suo discorso, non ha mancato di ricordare la storia di quel Liceo che "nell'arco della sua storia ha avuto tra i suoi alunni Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII, e Franco Modigliani, futuro Nobel per l'Economia".

Ma non solo, vista la contiguità dell'edificio dell'attuale Liceo con il Collegio Romano voluto da Sant'Ignazio di Loyola, Francesco ha ricordato che da lì sono usciti "personaggi importanti che hanno contribuito al progresso della scienza e alla crescita della società, favorendo un dialogo costruttivo tra fede e ragione".


Il pontefice ha poi ricordato che nello stesso edificio della Scuola, si trova la monumentale Chiesa di S. Ignazio, al cui interno riposano le spoglie di S. Luigi Gonzaga, che da studente frequentò gli stessi ambienti frequentati oggi dagli studenti presenti.

"San Luigi è patrono della gioventù; per questo mi piace richiamare alcuni temi che ricavo dalla storia di questo grande Santo e che mi sembrano molto attuali".



Il primo tema di cui il Papa ha parlato agli studenti è stato di esortarli ad ascoltare la voce della loro coscienza, "per non diventare una banderuola che si muove al vento da una parte e dall'altra", aiutandosi anche con il silenzio.

Da qui l'invito che immancabilmente finirà per essere riassunto dalle cronache come unica affermazione odierna fatta da Francesco: "Liberatevi dalla dipendenza dal telefonino, per favore!

Voi sicuramente avete sentito parlare del dramma delle dipendenze. Dipendenze dal chiasso: se non c'è chiasso io non mi sento bene… e tante altre dipendenze.

Ma questa del telefonino è molto sottile, molto sottile. Il telefonino è un grande aiuto, è un grande progresso; va usato, è bello che tutti sappiano usarlo. Ma quando tu diventi schiavo del telefonino, perdi la tua libertà. Il telefonino è per comunicare, per la comunicazione: è tanto bello comunicare tra noi. Ma state attenti, che c'è il pericolo che, quando il telefonino è droga, la comunicazione si riduca a semplici contatti.

Ma la vita non è per contattarsi, è per comunicare! Ricordiamoci quello che scriveva S. Agostino: «in interiore homine habitat veritas» (De vera rel., 39, 72). Nell'interiorità della persona abita la verità. Bisogna cercarla.

Vale per tutti, per chi crede e per chi non crede. L'interiorità, tutti l'abbiamo. Solo nel silenzio interiore si può cogliere la voce della coscienza e distinguerla dalle voci dell'egoismo e dell'edonismo, che sono voci diverse".


Francesco ha poi ricordato agli studenti che cosa sia amare spiegando il pudore e la fedeltà. Si deve "amare con un cuore allargato ogni giorno ... non sfacciatamente" e restando fedeli perché "l'amore non è un gioco... è la cosa più bella che Dio ci ha dato", senza dimenticare che amare "non è solo un'espressione del vincolo affettivo di coppia o di amicizia forte.

Una forma concreta dell'amore è dato anche dall'impegno solidale verso il prossimo, specie i più poveri. L'amore al prossimo si nutre di fantasia e va sempre oltre: si inventano cose per aiutare, per andare avanti… La fantasia dell'amore. Non abbiate paura di questo!.


Francesco ha poi espresso soddisfazione per l'impegno nel volontariato di tanti degli studenti presenti definendolo un segnale di speranza. "Il volontariato è una delle cose più belle e più forti che ha l'Italia: per favore, conservatelo bene. Crescete nel volontariato. Non lasciatevi vincere in generosità: il volontario va sempre oltre, in generosità, non si lascia vincere!"