"Perché a'mo voluto er tetto ar contante? Perché altrimenti nun famo li sordi!"
Così, in sostanza, la sora presidente Meloni ha spiegato su Facebook la misura che, tra le altre, fa parte della prossima legge di bilancio.
Questi, come li ha spiegati lei, i passaggi logici che hanno portato a prendere tale decisione.
Riassumo. Noi siamo in Europa. In Europa il tetto al contante, in media, è molto superiore (quando è applicato) a quello italiano. Per questo, gli stranieri non verrebbero a spendere i loro soldi in Italia perché negli altri Paesi europei possono farlo senza usare bancomat o carte di credito.
"Chi ha contanti da spendere, preferisce andare in altre nazioni perché in Italia non si può fare".
È vero! Prendiamo a prestito da un film di 007, ad esempio, il capo della Spectre... ma pensate che lui sarebbe disposto a venire in Italia dovendo pagare un albergo con una carta di credito quando gli sarebbe più conveniente farlo con i contanti guadagnati con i traffici delle sue molteplici attività illecite?
E ce n'è pure per coloro che dicono che l'aumento del tetto al contate favorisca l'evasione. C'è uno studio di Unimpresa che dimostrerebbe l'esatto contrario.
Oggi, però, Fabrizio Balassone, capo del Servizio Struttura Economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia, alle commissioni congiunte in materia di Bilancio di Camera e Senato, ha sostenuto tutt'altro:
"Le disposizioni in materia dei pagamenti in contanti e l'introduzione di alcuni istituti che riducono l'onere tributario per i contribuenti non in regola, rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del paese che anima il Pnrr, e con l'esigenza di continuare a ridurre l'evasione fiscale".
Ma ha aggiunto anche altro sulla manovra voluta dalla sora presidente, Giorgia Meloni:
"La discrepanza di trattamento tributario tra lavoratori dipendenti e autonomi, e all'interno di questi ultimi tra contribuenti a regime forfettario e esclusi dal regime, risulta cresciuta".
E sulla flat tax,
"gli interventi pongono un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare diversamente in modo ingiustificato individui con la stessa capacità contributiva... per la sussistenza di regimi fiscali eccessivamente diversificati fra differenti tipologie di lavoratori. ... In un periodo di inflazione elevata la coesistenza di un regime a tassa piatta, come quello forfettario e di un regime soggetto alla progressività, come quello Irpef, comporta una ulteriore penalizzazione per chi è soggetto a quest'ultimo, in quanto gli eventuali adeguamenti di retribuzione alla maggiore inflazione comporteranno una quota più ampia di reddito assoggettata a una aliquota più elevata, il cosiddetto drenaggio fiscale, cui invece i contribuenti del regime forfettario non sono sottoposti".