Esteri

Brasile: prove generali per un colpo di Stato

Erano decine di migliaia i manifestanti pro Bolsonaro che domenica si sono dati appuntamento a Brasilia per assaltare le sedi delle principali istituzioni del Paese: Corte Suprema, Congresso e Palazzo presidenziale.

In pratica, i fanatici supporter di Bolsonaro, sconfitto alle presidenziali dello scorso ottobre, hanno cercato di replicare quanto fatto dai fanatici supporter di Trump nel gennaio del 2021... in fondo, Trump e Bolsonaro appartengono alla stessa scuderia di sovranisti, la stessa di cui fanno parte parte anche gli estremisti di destra europei, compresi Salvini e Meloni.

Quello che è accaduto domenica nella capitale brasiliana, è il peggior attacco alle istituzioni del Paese da quando la democrazia è stata ripristinata quattro decenni fa.

La reazione del presidente Luiz Inacio Lula da Silva, entrato in carica all'inizio di gennaio, non si è fatta attendere. In un discorso alla nazione ha promesso di consegnare i responsabili alla giustizia e, fino ad oggi, sono stati oltre 400 gli arresti tra gli assalitori, che non hanno neppure mancato di far danni, rovinando opere d'arte e cercando pure di appiccare incendi.

Il giudice della Corte Suprema, Alexandre de Moraes, oltre a rimuovere Ibaneis Rocha, governatore di Brasilia, per 90 giorni per non aver risposto prontamente nel contrastare l'assalto dei bolsonaristi da lui descritto come una normale manifestazione politica, ha imposto anche alle piattaforme di social media Facebook, Twitter e TikTok di bloccare gli account degli utenti che diffondono propaganda antidemocratica.

Lula ha detto che le forze della polizia militare che dipendono dal governatore di Brasilia, ex alleato di Bolsonaro, non hanno fatto nulla per fermare l'avanzata dei manifestanti. Lula ha pertanto chiesto l'intervento delle forze federali, anticipando punizioni esemplari per coloro che lo hanno organizzato, indicandone in Bolsonaro il principale ispiratore.

Dalla Florida , dove Bolsonaro si trova da fine dicembre, un paio di giorni prima che scadesse il suo mandato, l'ex presidente ha respinto qualsiasi responsabilità sull'accaduto, con una serie di tweet:

L'assalto, per alcuni, è solo un anticipo di ciò che Lula dovrà affrontare durante il suo mandato e, per altri, è anche stato un test per verificare la fedeltà delle forze di sicurezza al governo in carica per un futuro colpo di Stato.

I bolsonaristi però, nel caso volessero realmente portarlo a termine, dovranno fare i conti con la comunità internazionale e con un quasi certo isolamento del Paese, viste le reazioni di condanna e gli attestati di solidarietà che sono arrivati a Lula in quehste ore, non solo dal Sud America, ma da tutto il mondo.

Autore Federico Mattei
Categoria Esteri
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