«È una questione che durerà vent’anni. Ma servono tre punti: primo, aiutarli davvero a casa loro, che significa, come abbiamo fatto, aumentare gli investimenti alla cooperazione internazionale; secondo lo Ius soli; terzo, il numero chiuso sulla base della capacità di integrazione. Come con la legge Napolitano-Turco. E quelli che non possono stare da noi devono essere presi dall’Europa, altrimenti smettiamo di trasferire soldi ai paesi che non accettano le quote».

Quelle sopra riportate sono le soluzioni di Matteo Renzi, segretario del Partito Democratico, in relazione al problema migranti dopo l'ultima svolta, come sempre decisa autonomamente, che adesso vede il suo partito allineato dietro lo slogan aiutiamoli a casa loro.

Ma è corretto e possibile quello che dice Matteo Renzi? Nella logica della propaganda e della disinformazione che sembra essere l'unica fonte dei media nazionali, non a caso posizionati nelle classifiche di settore al livello dei paesi del terzo mondo, ciò che Renzi propone parrebbe pure sensato.

Però - c'è sempre un però - se tali affermazioni le filtriamo con fatti e numeri della realtà africana, ci accorgiamo quanto siano ridicole, retoriche e prive di qualsiasi sostanza.

Per conoscere un poco la realtà africana sarebbe sufficiente leggere gli articoli di nigrizia, la rivista dei padri Comboniani che in Africa operano e che non possono essere tacciati di fare politica.

Se non si ha tempo, allora può essere utile il riassunto che ne fa Alex Zanotelli - anch'egli comboniano che in Africa ci ha vissuto e che con l'Africa continua a mantenere contatti - nella lettera appello di qualche settimana fa inviata alla FNSI, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

Prendiamo alcuni passaggi raggruppandoli per catgoria.


LE GUERRE

È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.

È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.

È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.

È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.

È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.

È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.

È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.


L'ECONOMIA

È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa , soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.

È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia, Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.

È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.


AIUTIAMOLI A CASA LORO

È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!).

[Quella dei migranti] non è una questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa.

Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’ENI a Finmeccanica.


Si riesce a capire, adesso, perché certi slogan e certe "politiche" non hanno nulla a che fare con la realtà dei fatti ma sono solo dettate non per risolvere i problemi reali, ma solo quelli elettorali?

Nessuno, che sia dotato di un minimo di cervello e di un minimo di senso della realtà può pensare che l'Italia, da sola, possa risolvere il problema della migrazione, soprattutto quella proveniente dall'Africa.

Però se i politici e i media italiani non riescono neppure ad inquadrare i termini reali del problema, è chiaro che qualsiasi soluzione vera, anche a livello internazionale, non potrà mai essere trovata.

Il piano messo in atto dal ministro dell'Interno Minniti e supportato dal governo Gentiloni è la classica rappresentazione di come risolvere un problema nascondendo la polvere sotto al tappeto. Infatti, al di là della soddisfazione di Minniti e del PD, i migranti in Libia continuano ad arrivare, il loro numero cresce e, pian piano troveranno altre strade per continuare a sbarcare in Italia.

Per questo, le soluzioni al problema migranti devono essere altre e devono richiedere l'intervento della comunità internazionale sotto la guida e il coordinamento dell'Onu. È pretendere troppo nel chiedere ai nostri politici di iniziare a lavorare in tal senso?