"Non scherziamo su queste cose. Chi vuole far cadere il governo o sa cosa rischia o non lo sa che cosa si rischia in questo momento storico. Questo è un Paese abituato a cambiare i governi, ma in questo momento storico se il governo cade non so a quanto può arrivare lo spread... ma una cosa è certa: i costi continueranno a salire per le famiglie italiane; perché nel mondo c’è grande fiducia in questo governo, grande fiducia nel premier in Draghi e nel presidente Mattarella. ... Serve un governo con un’ampia maggioranza come questa per vincere le battaglie in Europa, come il tetto al prezzo del gas". 

Queste le dichiarazioni del leader, capo politico, presidente, segretario... boh... di Insieme per il futuro, Luigi Di Maio rilasciate a  RinascitaFest in quel di Pomigliano. Dopo aver supportato, da ministro, i gilet gialli, l'ex grillino Di Maio si è trasformato come per magia in un democristiano doc che, sempre da ministro, difende a spada tratta Draghi e Mattarella, gli stessi a cui, all'inizio della legislatura, voleva dare - per motivi diversi - un calcio nel sedere perché si opponevano al cambiamento pentastellato. 

E dice pure "non scherziamo" per attaccare, come un Renzi o un Calenda qualsiasi, Giuseppe Conte, colpevole di cercare di dare un senso ai 5 Stelle, cercando di liberarlo dal cazzeggio di Grillo, dopo averlo liberato dal giogo della famiglia Casaleggio.

Di Maio, come tanti pseudo-leader in cerca di un seggio nel 2023, ammesso che non si voti prima, si è iscritto al partito di Draghi con l'intento di riciclarsi da arruffapopolo a statista per dimostrare di essere un servitore fedele del padrone di turno, purché comunque qualcuno gli garantisca uno stipendio! Niente di nuovo sotto il sole, Di Maio in questo è solo l'ultimo di una lista infinita.

Quel che però stona è il fatto di voler intignarsi nel far credere che dietro la sua giravolta non vi sia una manovra di palazzo. Possibile? Le ultime smentite in precedenza non smentite di Draghi - non certo un genio della comunicazione - fanno credere altro.

E per questo, per continuare a rimanere nel Governo, Conte vuol chiarezza e conferme dal premier, che incontrerà a Palazzp Chigi lunedì prossimo.

Per questo, parlando a un evento a Cortona, Conte non ha più escluso a priori un'uscita dal governo: "Ci sarà un coinvolgimento degli organi politici e valuteremo".

Conte ha commentato così la fuga dal Movimento di Luigi Di Maio: "Una scissione così non si coltiva in poche ore, c'era un'agenda personale che viene da fuori" e a chi gli domanda se secondo lui è stato Draghi a suggerirla ha risposto: "Ne parlerò con lui, lunedì"."Con Draghi, ci confronteremo. Sicuramente abbiamo manifestato un disagio politico, ci sono vari passaggi politici molto sofferti per noi e sicuramente questo incontro sarà importante, perché al di là delle dichiarazioni del premier in conferenza stampa, non è solo questione di dichiarare l’importanza del M5s in questa maggioranza, bisogna essere conseguenti. Non ho mai posto bandierine e questioni di interessi di bottega, sono questioni politiche serie: la transizione ecologica, questioni geopolitiche importanti, questioni urgenti per le famiglie e le imprese”. 

Nello stesso evento, Conte ha anche dato delle indicazioni su cui è da credere che chiederà l'impegno di Draghi: "Il tasso di democraticità del nostro sistema sta scendendo sempre più in basso. I cittadini non partecipano perché ritengono di non poter incidere nelle scelte... la legge proporzionale potrebbe essere una possibile soluzione, anche in prospettiva della riduzione del numero dei parlamentari. Abbiamo problemi grossi di sistema. Il precariato è aumentato, un terzo dei contratti non supera i 30 giorni. Occorre intervenire sui lavoratori poveri, sui giovani e occorre fissare una soglia di salario minimo, intorno ai 9-10 euro. Anche perché la nostra proposta è calibrata proprio sui contratti collettivi nazionali firmati dai sindacati".