Il numero di persone in Cina contagiate dal coronavirus il 7 febbraio ha raggiunto le 31.203, mentre sono oltre 636 quelle decedute. Nel resto del mondo, sono 270 i casi di contagio confermati in almeno 25 paesi, con un altro decesso: nelle Filippine.


Nelle scorse ore, su Weibo i cinesi hanno espresso rabbia e dolore per la morte di Li Wenliang, uno dei pochissimi medici che a fine dicembre aveva cercato di mettere in guardia i propri colleghi sulla possibile esistenza di un nuovo virus che aveva definito simile alla Sars. Per tale motivo era stato accusato dalla polizia di diffondere voci allarmistiche, costringendolo a firmare una dichiarazione di ritrattazione.

Li Wenliang è morto ieri dopo aver contratto il virus mentre curava i pazienti a Wuhan, la città nella provincia di Hubei da dove si è originata l'epidemia.

Adesso le autorità hanno dichiarato che avrebbero aperto un'inchiesta sulla vicenda che ha visto protagonista il dottor Li. 


Ad Hong Kong, che ha registrato 26 casi di contagio da coronavirus ed una persona deceduta, da sabato chiunque entri nel Paese dovrà andare in quarantena per almeno due settimane: i visitatori nelle camere d'albergo o nei centri gestiti dal governo, mentre i residenti nelle loro case. Chiunque sia sorpreso a infrangere le nuove regole rischia una multa e una pena detentiva.


Venerdì, l'Organizzazione mondiale della sanità ha reso noto che negli ultimi due giorni il numero di nuovi contagi in Cina era in diminuzione, anche se il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha voluto precisare che il dato non deve far credere che l'epidemia sia alle spalle, denunciando la carenza globale di dispositivi medici protettivi come abiti, maschere e guanti.

"Quando l'offerta è scarsa e la domanda elevata, potrebbero esserci cattive pratiche, come accaparrare prodotti per venderli  a prezzi più alti", ha dchiarato Ghebreyesus, invitando produttori e fornitori a proteggere l'umanità piuttosto che a cercare di aumentare i profitti.