Oggi in Catalogna ha avuto luogo il "paro cívico" organizzato dai sindacati CGT, IAC, Intersindical CSC e COS che hanno portato più di 300mila lavoratori catalani, oltre alla cittadinanza, a manifestare contro l’aggressione subita domenica dalle forze dell'ordine che hanno obbedito al Governo di Madrid.

Lo sciopero, già programmato lo scorso giovedì, è stato confermato dai quattro sindacati, che avevano promesso di sconvocarlo se il voto si fosse svolto normalmente. Ma così non è stato.

A scioperare, i dipendenti della metro e degli altri mezzi di trasporto pubblici, il lavortori del porto di Barcellona, le università, il Museo d’arte contemporanea... ed anche la Sagrada Familia rimarrà chiusa. Pure tutte le squadre del Barcellona, dalle giovanili fino a quelle professionistiche, non si sono alenate in segno di solidaretà.

Una folla compatta ha occupato le vie di Barcellona, dove non sono mancate proteste e minacce, sia contro i media spagnoli sia contro le forze di sicurezza inviate da Madrid, nei confronti delle quali le proteste sono arrivate nei luoghi dove sono state ospitate, dalle caserme agli alberghi. Nessun intervento in difesa per la loro sicurezza da parte della polizia regionale catalana.

Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha affrontato la vicenda catalana nel peggior modo possibile, ricorrendo addirittura all'uso della forza, causando l'effetto contrario rispetto a quello che si era proposto, spingendo al voto favorevole all'indipendenza anche coloro che erano contrari.

La Catalogna rappresenta da sola il 20% dell'economia spagnola e la possibilità di rinunciarvi, ammesso che ciò sia conveniente per gli stessi catalani, deve aver mandato in corto circuito Rajoy e i suoi consiglieri, tanto che il ministro della Giustizia Rafael Catala ha detto in tv che la Spagna potrebbe applicare l'articolo 155 della Costituzione, per sospendere l'autonomia catalana qualora il parlamento regionale dovesse dichiarare l'indipendenza.

Dopo un colpevole e irresponsabile silenzio, comunque perfettamente in linea con la scarsa qualità intellettuale e politica dei suoi rappresentanti che ne occupano le istituizioni, pure la cosiddetta "Europa" ha espresso la propria opinione sulla crisi tra Madrid e Barcellona, parlando di questione interna spagnola, di condanna delle violenze e di necessità di una mediazione per risolverla. Neanche Jacques de La Palice avrebbe saputo dire altrettante inutili banalità.

Nel frattempo, le decine di migliaia di manifestanti che ancora nel tardo pomeriggio sfilano per le strade di Barcellona si riuniranno nella Piazza dell'Università... e non certo per chiedere l'unità con Madrid!