Buona sera a tutti. Sono Mirco Magri, abito a Mirandola, in una delle zone più colpite dal terremoto del 20 e 29 maggio del 2012. Sono qui, a Volterra, grazie all’invito di un grande e stimato amico, Federico Berni, che mi ha gentilmente chiesto di raccontare la terribile tragedia dell’anno scorso, che ha colpito la mia terra, un’area di 9 comuni a Nord di Modena, dove abitano circa 90 mila persone, in Emilia Romagna. Come ho detto prima, sono nato ed abito a Mirandola, e noi mirandolesi consideravamo un terremoto solo una scossa tellurica, solo un termine geofisico, ma questa volta il terremoto è stato terrore e distruzione!
Dopo il 20 maggio ed il 29 maggio del 2012, il paese non esisteva più, la vita sociale, gli usi e costumi, e l’economia della zona della bassa modenese, si erano fermate. E gli abitanti della bassa modenese hanno capito che può succedere di vedere tutto distrutto, case, chiese, scuole, ospedali, banche, negozi e bar, senza la possibilità di dare la colpa a qualcuno di preciso e di arrabbiarsi con qualcosa di tangibile. Ricordo che dopo la prima ondata di scosse, il 20 maggio, arrivò immediatamente la grande macchina della Protezione Civile, e ci si rese conto subito della gravità dei danni. Gli ospedali da campo vennero montati nel giro di 5/6 ore.
I punti di riferimento principali erano pochi: il Centro Operativo Comunale, il Punto Medico Avanzato, i campi della Protezione Civile, e sparute associazioni o comitati paesani che davano ospitalità ed assistenza alle famiglie.
Dopo, quando si pensava che tutto fosse passato e ci si preparava alla stima dei danni, arrivò la seconda ondata di scosse, dove la più atroce fu la famigerata 5.9.
Da lì in poi, si contarono i morti. Più di 30. Da lì in poi, arrivò la stampa e la televisione, e riportavano in diretta le immagini delle rovine. Successivamente intervennero per dare sicurezza ai cittadini i vari Sindaci dei comuni, il Presidente della Regione E.R. Vasco Errani ed il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “... darò la sveglia a chi dorme!”, disse il Presidente.
Più tardi arriveranno a portare incoraggiamento, anche il Papa Benedetto XVI ed il Dalai Lama.
Poi sorsero le tendopoli e partì la corsa a cercare roulotte, tende e container, per un riparo sicuro.
Nei giorni successivi alla scossa devastante, piovve a dirotto, dopo sopraggiunse un caldo afoso incredibile, ed a peggiorare la situazione... quel maledetto sciame sismico, che ogni 2 ore ti faceva tremare e stare sulle spine. Cera chi fuggiva per poche settimane dai parenti distanti dal sisma, ma in seguito, si ritornava a realizzare ciò che era la realtà del posto: un sacco di macerie e la gente che piangeva disperata. Le scuole e le fabbriche erano chiuse e crepate, da rifare. Gli anziani fragili decontestualizzati in ospizi lontani. Arrivò anche l’esercito a presidiare l’area percossa dal sisma, e le ronde della polizia, dei carabinieri, ma soprattutto, vennero in aiuto le forze di volontariato delle regioni limitrofe, Toscana, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche e tante altre, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, e furono presenti, a tutela delle persone, fino alla fine dell’emergenza. La viabilità si era trasformata in un dedalo di deviazioni.
I controlli degli ingegneri civili alle strutture di case e palazzi erano continui e minuziosi. Nonostante tutto questo, la gente della bassa modenese, voleva riprendere le proprie attività e la vita sociale, ma soprattutto aveva voglia di tornare nelle proprie case e di ricostruire ciò che era stato distrutto. Così sorgevano i negozi “capanna”, i market “container”, e le fabbriche “gazebo”.

Ora, dopo più di un anno dal sisma, pian pianino, si cerca la normalità, una normalità molto molto lontana, perchè tutti i giorni, qualcuno parla di terremoto, e chissà per quanti anni e generazioni, nei bar, e negli oratori, se ne discuterà.

Ho notato un fatto, che le persone, anche nel disastro e nella tragedia, hanno urgenza di tornare a fare quello che facevano prima, credo che sia perché... la vita continua.

A Federico Berni ed ai suoi amici, devo tanta gratitudine personale e porto a lui i ringraziamenti della gente della mia terra, per gli eventi e le azioni di beneficenza organizzati a Mirandola.
Grazie a tutti!