Parliamo di Fondi strutturali europei, soldi destinati ai membri della Comunità Europea per attuare una politica di sviluppo ad hoc che ha per obiettivo la riduzione delle disparità tra le diverse aree geografiche comunitarie al fine di creare coesione economica, sociale e territoriale. Le regole base per lo stanziamento e l’erogazione di tali risorse sono stabilite dagli “Accordi di Partenariato” e dal “Ciclo di programmazione” stipulati con i singoli stati membri.
L'utilizzo e il funzionamento di tali Fondi sono disciplinati da specifici Regolamenti della Commissione europea.
Il Ciclo di programmazione prevede l’assegnazione di risorse finanziarie in un periodo di 7 anni a cui si aggiungono quelle nazionali e complementari alla programmazione comunitaria messe a disposizione dagli stati membri finanziati con le risorse del Fondo di Rotazione con riferimento alla L. 13/1987, nonché ulteriori risorse nazionali del Fondo Sviluppo e Coesione che persegue l'obiettivo costituzionale di "rimuovere gli squilibri economici e sociali" in attuazione dell'articolo 119, comma 5, della Carta.
Voglio parlare della scandalosa amministrazione dei finanziamenti elargiti nel periodo ’94 – ’99 perché nel 2001, a conclusione del programma di spesa, per motivi professionali, ricevetti l’incarico di effettuare i controlli a campione per conto della Commissione europea per questo mi reputo una testimone attendibile.
Rilevai con sorpresa che su 24 controlli, 23 erano truffe. Delle cifre percepite - alcune erano relativamente basse da 2/3 milioni di lire, la maggioranza variava da 50 a150 milioni di lire - non se ne conosceva la destinazione perché non avevano prodotto nuovi posti di lavoro, le assunzioni dei giovani erano poco sopra lo zero e soprattutto venivo inviata presso gli studi professionali dei commercialisti che avevano curato la pratica che nel rispondere alle domande del questionario affermavano spudoratamente il falso con una naturalezza sconcertante.
I Fondi strutturali europei nella programmazione 1994-1999 perseguivano sei obiettivi che riporto testualmente.
L’obiettivo 1 interessava la promozione e l’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo (regioni in cui il PIL pro-capite risultava inferiore al 75% della media comunitaria). Sono state incluse nell’obiettivo 1, per il periodo 1994-1999, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia; vi è stato compreso inoltre l’Abruzzo, limitatamente agli anni 1994-1996.
L’obiettivo 2 era rivolto alla riconversione delle regioni gravemente colpite da declino industriale e ha interessato un insieme di aree, situate in regioni non comprese nell’obiettivo 1, individuate su proposta dei singoli Stati. La programmazione dell’obiettivo 2 è stata suddivisa in due fasi temporali. L'elenco delle zone obiettivo 2 per il triennio 1994-1996 è stato definito dalla Commissione CE con la decisione del 20 gennaio 1994. Per il triennio 1997-1999 l’elenco è stato approvato con decisione CE del 26 luglio 1996.
L’obiettivo 3 prevedeva investimenti miranti alla lotta alla disoccupazione di lunga durata (12 mesi) e all’inserimento professionale dei giovani.
L’obiettivo 4 era rivolto a favorire l'adattamento dei lavoratori ai mutamenti industriali ed all'evoluzione dei sistemi di produzione hanno interessato tutto il territorio nazionale.
L’obiettivo 5a, relativo alla modernizzazione delle strutture agricole, si riferiva all’interno territorio nazionale.
L’obiettivo 5b si rivolgeva allo sviluppo e all'adeguamento strutturale delle zone rurali sfavorite. L'elenco delle zone interessate all'obiettivo 5b è stato definito dalla Commissione CE, su proposta dei singoli Stati, con la decisione del 26 gennaio 1994.
La procedura di programmazione dei fondi si articolava nelle seguenti fasi:
1) piani di sviluppo;
2) quadro comunitario di sostegno;
3) domande di contributo.
Gli Stati membri avevano presentato i piani di sviluppo relativi a ciascun obiettivo. Sulla base di tali piani, la Commissione, di concerto con le Autorità nazionali, avevano stabilito per ogni obiettivo il relativo Quadro comunitario di sostegno (QCS), che definiva i grandi assi prioritari e il contributo delle risorse comunitarie, in combinazione con le risorse nazionali e regionali.
L’intervento finanziario dei Fondi trovò attuazione, principalmente, attraverso la forma dei programmi operativi e delle sovvenzioni globali.
Erano altresì previsti, nell’ambito della programmazione relativa ai singoli obiettivi, sussidi all'assistenza tecnica, comprese le misure di preparazione, di valutazione ex ante ed ex post, di sorveglianza degli interventi e i progetti pilota e dimostrativi.
Al di fuori della programmazione relativa ai singoli obiettivi, una parte delle risorse provenienti dai Fondi strutturali fu destinata, come nei successivi cicli, ai programmi di iniziativa comunitaria (PIC) gestiti direttamente dalla Commissione europea.
Sotto il profilo temporale, il ciclo di fondi strutturali 1994-1999 interessò la programmazione e l’attuazione di interventi per i quali nei sei anni indicati furono assunti gli impegni di spesa. Il termine per l’esecuzione dei pagamenti fu fissato alla fine del 2001, vale a dire due anni dopo la scadenza del termine per l’assunzione degli impegni. In casi di eventi straordinari, quali, in particolare, le calamità naturali, furono concesse proroghe per l’effettuazione delle spese fino al 30 settembre 2002.
Fu fissato il termine ultimo di presentazione alla Commissione europea delle domande di chiusura dei programmi al 31 marzo 2003.
La cifra complessiva stanziata per la spesa relativa al periodo 1994-1999 ammontava a 52.452 milioni di euro, l’Italia spese solo il 9% dei quali il 90% furono truffe.
Su 52.452 milioni di euro furono spesi 4.721 milioni, di conseguenza furono lasciati nel cassetto ben 47.731 milioni; su 4.721 milioni elargiti risultarono truffe per 4.249 milioni: l’ammontare della spesa (relativamente) utile fu di 472 milioni. Uno scandalo del genere avrebbe fatto rivoltare la coscienza anche ai sassi ma in Italia tutto rientra nella normalità.
In Italia chi gestisce di fatto tutte le risorse pubbliche è la Confindustria che non ha nessun interesse a sviluppare e consolidare un tessuto economico per garantire una stabilità interna e l’eliminazione delle disparità e disuguaglianze.
Sono stati chiusi la maggior parte degli stabilimenti sul territorio nazionale per dislocare la produzione nei paesi sottosviluppati che ha permesso all’imprenditoria parassita di aumentare a dismisura i profitti.
Gli investimenti stranieri in Italia sono solo delle sistematiche operazioni finalizzate all’ eliminazione della concorrenza: BNL, ex ILVA, ex FIAT, i cantieri di Trieste e tutti i più prestigiosi marchi del Made in Italy sono stati acquistati, svuotati e chiusi lasciando senza lavoro decine di migliaia di cittadini.
Con il PNRR si sta ripetendo la stessa sinfonia, questo che vi presento potrebbe essere un reailistico esempio di cattivo uso dei fondi europei.
Uno degli appartenenti alla cricca politica locale fa presentare un progetto di ristrutturazione di una sua proprietà fatiscente (magazzino, stalla, garage) utilizzando una cooperativa di giovani che vuole aprire una ristorazione invogliandoli con la garanzia di un periodo di affitto di 12/18 anni e promettendogli un flusso costante di clienti provenienti dal suo giro.
Garantire un lungo affitto non crea posti di lavoro stabili infatti il proprietario ottiene l’immediato vantaggio di aumentare di valore la sua proprietà senza spendere un euro di tasca sua e mettendo l’onere della restituzione del finanziamento sulle spalle dei cittadini. Se la cooperativa riesce a far decollare l’attività buon per loro ma se non vi riesce, per i ragazzi è una perdita di tempo prezioso e talvolta anche di soldi ma chi ha fatto un ottimo affare a spese degli altri è il proprietario.
Perché hanno fatto cadere i due governi Conte? Per il semplice motivo che sarebbero stati scelti e appoggiati molti progetti di persone “fuori dal giro”. L’utilizzo della “cassa continua a costo zero” dei finanziamenti pubblici sarebbe passato di mano, la partitocrazia, serva dell’economia parassita, non doveva né poteva permetterlo.
Prendiamo Mario Draghi salutato come salvatore della patria: il sistema ha scelto il suo alfiere migliore infatti in qualità di “Direttore generale del Ministero del Tesoro” il 2 luglio 1992 durante un “evento privato” a bordo del panfilo Britannia della famiglia reale inglese, dinanzi a numerosi rappresentanti della comunità finanziaria internazionale espose le linee guida delle privatizzazioni: di fatto svolse la funzione di “battitore d’asta” per la liquidazione di un patrimonio che apparteneva agli italiani e che, dopo quell’operazione, da quel giorno ha iniziato a “produrre” miseria e disoccupazione per milioni di cittadini.
Nel 2021 lo troviamo di nuovo all’opera affinché la “gente comune” non sponsorizzata dalla partitocrazia non potesse accedere a quelle risorse come era loro diritto.
Chi è Draghi al di là dell’immagine patinata offerta agli italiani dalla stampa? Non è uno statista ma un personaggio che ha sempre agito per coronare le sue ambizioni personali seguendo la dottrina gesuitica in materia di potere.
Quella italiana è una società che è stata gradualmente destrutturata sia socialmente che economicamente attraverso un programma preciso posto in atto dal sistema partitocratico ed economico che ha l’obiettivo di aumentare fin oltre il 50% il disagio economico della collettività per poi ghettizzare ed isolare irreversibilmente dal contesto socio-culturale ed economico i malcapitati. Vi siete mai chiesti perché i centri per l’impiego che dovevano essere costituiti presso ogni regione sono stati sabotati? Perché la partitocrazia e l’imprenditoria non volevano perdere il monopolio del mercato del lavoro: la prima per il voto di scambio e la seconda per determinare unilateralmente l’ammontare dello stipendio, il tutto volgarmente e sinteticamente tradotto significa: ricatto e sfruttamento.
Le testate nazionali asservite al sistema liberista intossicano l’opinione pubblica realizzando campagne mediatiche ad hoc per trasmettere la falsa immagine di incapacità e parassitismo di coloro che sono stati sacrficati sull'altare del profitto con l'obiettivo finale di toglier loro dignità e diritti.
Contemporaneamente si sta accentuando il potenziamento dei privilegi a favore di alcune fasce sociali, quella medio-alta che si è arricchita negli anni ’80 in maniera estremamente opinabile e quella dei militari che hanno goduto sempre di un trattamento particolare nonostante costituissero un capitolo di bilancio molto oneroso e privo di inutilità (complessi residenziali riservati a costo bassissimo se non gratuito, spiagge riservate, spacci dedicati, convenzioni e trattamenti vari particolarmente vantaggiosi, ecc.) e tutto a spese di chi lavorava e produceva e lo fa tutt'ora. Per decenni il settore militare ha mantenuto quella parte di popolazione che non era adatta a proseguire gli studi e non aveva possibilità di un inserimento nel mondo del lavoro con l’apprendistato .
Un altro aspetto che mi preoccupa è la presenza dei militari che accedono alle cariche pubbliche politicamente, ovviamente il fenomeno è iniziato quando Berlusconi “ha sdoganato” la destra: il Movimento Sociale ha cambiato sigla ma non la sostanza, oggi possiamo constatare che ciò che era sempre stato in ombra è venuto “spudoratamente” alla luce.
Ho potuto sperimentare personalmente come i numerosi ed eterogenei interessi della famiglia Berlusconi siano stati salvaguardati dalla rete di protezione presente nelle istituzioni. Prendiamo ad esempio i carabinieri: ogni paese ospita una loro caserma, non è principalmente una questione di sicurezza interna ma di controllo capillare del territorio.
Questo ruolo preminente permette a molti di loro di approfittare.
Se la partitocrazia si regge ancora in piedi e spesso la passa liscia deve molto a solerti marescialli che si impegnano ad “aggiustare” faccende imbarazzanti. Si sono ritagliati uno speciale ruolo di “ambasciator non porta pena” al punto tale che l’esito di un rinvio a giudizio o addirittura di una condanna o assoluzione dipende da questi manovratori in nero.
D’altro canto vi sono PM accorti e scrupolosi, altri un pochino distratti e, a seconda del caso, completamente ciechi, non a caso la Procura di Roma ha due etichette: “porto delle nebbie” e “sabbie d’oro” e noi cittadini paghiamo questo servizio a “peso d’oro”.
E gli italiani ridono! Ma cosa hanno da ridere?