10 dicembre 2018, ricorrono 70 anni dall'adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani da parte dell'Onu
Nell'Italia del cambiamento, i diritti umani non sono certo di moda... tutt'altro. Pertanto, pensare che qualche membro dell'attuale Governo italiano si ricordi che il 10 dicembre 2018 ricorrano 70 anni dall'adozione da parte delle Nazioni Unite della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è pura utopia.
A compensare l'inadeguatezza dell'attuale Governo italiano ha provveduto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella con la seguente dichiarazione:
«Il 10 dicembre di 70 anni fa, all'indomani degli orrori del secondo conflitto mondiale, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Una scelta irrevocabile di civiltà per il genere umano, punto di riferimento per l'intera comunità internazionale.
Il riconoscimento a livello globale che tutti gli esseri umani nascono liberi e godono di inalienabili e uguali diritti rappresenta oggi un principio che precede gli stessi ordinamenti statali.
Il rispetto della dignità della persona non è, infatti, dovere esclusivo degli Stati, bensì un obbligo che interpella la coscienza di ciascuno. Tutti sono chiamati a darne quotidiana e concreta testimonianza.
Purtroppo sono ancora diffusi in tutto il mondo gli abusi, le violenze e le discriminazioni che affliggono individui e intere comunità, spesso colpendo i più vulnerabili. E' quindi necessario che la comunità internazionale intensifichi gli sforzi in tutte le direzioni per promuovere un'efficace protezione delle libertà fondamentali, nel rispetto dei principi di universalità, indivisibilità e interdipendenza dei diritti umani.
L'Italia continuerà a impegnarsi a tale riguardo, soprattutto nelle sue funzioni di membro, a partire da gennaio 2019, del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Con questo mandato assumiamo una grande responsabilità: la promozione dei diritti umani nel mondo costituisce non solo un imperativo etico e morale, ma è uno strumento necessario per prevenire i conflitti, costruire società stabili e inclusive e, quindi, promuovere in modo sostenibile la pace, la sicurezza e lo sviluppo».
Come il Governo gialloverde possa contribuire, partecipando con un proprio rappresentante ai lavori del Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu, a costruire società stabili e inclusive è un mistero incomprensibile...
La ricorrenza non è stata invece sottovalutata dalla Chiesa cattolica che a Roma ha organizzato, presso la Pontificia Università Gregoriana, la Conferenza Internazionale sul tema "I diritti umani nel mondo contemporaneo: conquiste, omissioni, negazioni", aperta con un messaggio di saluto ai partecipanti inviato da papa Francesco.
«Nell'anno in cui si celebrano significativi anniversari di questi strumenti giuridici internazionali [il Papa si riferisce anche al 25° anniversario della Dichiarazione e del Programma d'azione di Vienna], appare opportuna una riflessione approfondita sul fondamento e il rispetto dei diritti dell'uomo nel mondo contemporaneo...
In effetti, osservando con attenzione le nostre società contemporanee, si riscontrano numerose contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l'eguale dignità di tutti gli esseri umani, solennemente proclamata 70 anni or sono, sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza.
Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l'uomo. Mentre una parte dell'umanità vive nell'opulenza, un'altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati.
Penso, tra l'altro, ai nascituri a cui è negato il diritto di venire al mondo; a coloro che non hanno accesso ai mezzi indispensabili per una vita dignitosa; a quanti sono esclusi da un'adeguata educazione; a chi è ingiustamente privato del lavoro o costretto a lavorare come uno schiavo; a coloro che sono detenuti in condizioni disumane, che subiscono torture o ai quali è negata la possibilità di redimersi; alle vittime di sparizioni forzate e alle loro famiglie.
Il mio pensiero va anche a tutti coloro che vivono in un clima dominato dal sospetto e dal disprezzo, che sono oggetto di atti di intolleranza, discriminazione e violenza in ragione della loro appartenenza razziale, etnica, nazionale o religiosa.
Non posso, infine, non ricordare quanti subiscono molteplici violazioni dei loro diritti fondamentali nel tragico contesto dei conflitti armati, mentre mercanti di morte senza scrupoli si arricchiscono al prezzo del sangue dei loro fratelli e sorelle.
Dinanzi a questi gravi fenomeni, tutti siamo chiamati in causa. Quando, infatti, i diritti fondamentali sono violati, o quando se ne privilegiano alcuni a scapito degli altri, o quando essi vengono garantiti solamente a determinati gruppi, allora si verificano gravi ingiustizie, che a loro volta alimentano conflitti con pesanti conseguenze sia all'interno delle singole Nazioni sia nei rapporti fra di esse.
Ciascuno è dunque chiamato a contribuire con coraggio e determinazione, nella specificità del proprio ruolo, al rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona, specialmente di quelle “invisibili”: di tanti che hanno fame e sete, che sono nudi, malati, stranieri o detenuti, che vivono ai margini della società o ne sono scartati.
Questa esigenza di giustizia e di solidarietà riveste un significato speciale per noi cristiani, perché il Vangelo stesso ci invita a rivolgere lo sguardo verso i più piccoli dei nostri fratelli e sorelle, a muoverci a compassione e ad impegnarci concretamente per alleviare le loro sofferenze.
Desidero, in questa occasione, rivolgere un accorato appello a quanti hanno responsabilità istituzionali, chiedendo loro di porre i diritti umani al centro di tutte le politiche, incluse quelle di cooperazione allo sviluppo, anche quando ciò significa andare controcorrente. ...»
Nel messaggio di Bergoglio è ben evidente perché il Governo italiano non abbia alcun interesse nel ricordare questa ricorrenza.