Save the Children, comunicato stampa - Le forti piogge nello Stato di Borno, nel nord-est della Nigeria, hanno provocato le inondazioni più gravi degli ultimi trent’anni, colpendo almeno 239 mila persone e lasciando centinaia di migliaia di bambine e bambini senza riparo, acqua pulita, cibo, assistenza sanitaria e istruzione, ed esponendoli a un rischio ancora più grande di contrarre malattie trasmesse dall'acqua o da vettori. Lo dichiara Save the Children.
“La situazione qui è terribile. Bambini e famiglie sono ancora intrappolati nelle loro case e si sta cercando di salvarli. Metà della città è stata sommersa e le strade non sono percorribili”, ha dichiarato Chachu Tadicha, Vice Direttore di Save the Children in Nigeria e Responsabile delle Operazioni Umanitarie e, che si trova nelle aree colpite dalle inondazioni a Maiduguri. “I due principali ospedali sono allagati e i centri di stabilizzazione sono stati costretti a sospendere le operazioni proprio mentre gli immensi danni ai servizi idrici e igienico-sanitari fanno aumentare il rischio di colera e di altre malattie trasmesse dall'acqua e da altri vettori. Le scuole sono state chiuse per due settimane proprio quando i bambini stavano rientrando. Stiamo lavorando per garantire assistenza alimentare e altre forniture nei campi sfollati dove la gente trova riparo, ma i bisogni sono enormi e i bambini e le famiglie qui hanno disperatamente bisogno che i donatori e il governo aumentino immediatamente il sostegno in modo da poter coordinare una risposta adeguata che soddisfi le richieste delle persone che hanno perso tutto”.
Le piogge hanno colpito anche gli Stati del Darfur centrale e occidentale del Sudan.
“I forti acquazzoni e le diffuse inondazioni in Sudan stanno aggravando le sofferenze delle famiglie e dei bambini, soprattutto di quelli sfollati in seguito a più di 16 mesi di combattimenti: la contaminazione dell'acqua e la decimazione delle strutture sanitarie stanno causando una grave epidemia di colera”, ha dichiarato il Dottor Bashir Kamal Eldin Hamid, Direttore Salute e Nutrizione di Save the Children. “Cinque giorni fa, le acque impetuose hanno distrutto l'unico ponte che collegava gli Stati del Darfur centrale e occidentale, creando un restringimento sul lato occidentale del fiume, con l'impossibilità per gli aiuti umanitari di raggiungere gli oltre 880 mila sfollati interni che si rifugiano nel Darfur centrale. A meno che non si trovi un nuovo percorso o non si riesca a trasportare gli aiuti umanitari per via aerea, siamo preoccupati per il fatto che i bambini rischiano di rimanere per giorni o addirittura settimane senza cibo e medicine, esponendoli a un rischio maggiore di malnutrizione e altre malattie. Mentre le acque spazzavano via parte del ponte, gli operatori di Save the Children hanno visto persone mettere in pericolo la loro vita nel tentativo di passare da una parte all'altra del fiume con una zattera di legno, mettendo a rischio la propria vita. Abbiamo visto un filmato con mostra una zattera fatta di legno e barili metallici che si rovescia, facendo cadere così le persone nel fiume. Si vedono anche giovani uomini che si tuffano per salvare coloro che vengono travolti dalle acque. Dall'inizio delle piogge, a giugno, le inondazioni hanno aggiunto un ulteriore livello di criticità alla consegna degli aiuti umanitari a persone in grave difficoltà. Save the Children chiede alla comunità internazionale di stanziare i fondi e le risorse necessarie per ricostruire il ponte e ripristinare questo collegamento vitale tra i due Stati, in modo da garantire alle famiglie e ai bambini sfollati del Darfur centrale un accesso senza ostacoli a cibo, medicine e altri servizi umanitari”.
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