Fino ad ora, a supportare le sorti dell'incerta economia italiana e della ancora più incerta ma tanto acclamata ripresa economica era stato l'export. Il commercio con i paesi europei, ma soprattutto con quelli extra UE, ha consentito all'asfittica economia dell'Italia di sopravvivere  nella speranza che anche gli scambi economici all'interno dei nostri confini potessero riprendere.

Il commercio con l'estero che fa da volano a quello interno, dove il rigore deve regnare sovrano, è la regola aurea imposta dalla Germania all'Europa ed è quella finora seguita, obtorto collo, anche dal nostro paese. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

L'Istat stamani ha diffuso il report sull'andamento del commercio con l'estero e i prezzi all'import dei prodotti industriali. Sebbene l'export italiano «negli ultimi tre mesi cresca congiunturalmente dell'1,5%, con un incremento più ampio per i paesi extra Ue (+2,5%) rispetto a quelli Ue (+0,7%)» quello che preoccupa sono gli ultimi dati rilevati riferiti a gennaio 2016, dove, rispetto al mese precedente, l'export diminuisce del 2,2% e l'import dello 0,6%.

«In termini tendenziali, a gennaio 2016 si rileva una flessione sia dell'export (-3,5%) sia dell'import (-3,2%), determinata principalmente dal marcato calo delle vendite (-8,0%) e degli acquisti (-6,6%) con l'area extra Ue. Al netto delle differenze nei giorni lavorativi (19 a gennaio 2016 contro 20 di gennaio 2015), la flessione si ridimensiona: -0,3% per l'export e -1,1% per l'import».

Niente di cui preoccuparsi? Forse non è proprio così considerando che alcune aree che prima era un traino sicuro per il nostro export fanno registrare di cali impressionanti: Russia -24,2%MERCOSUR (in pratica il mercato comune di tutti i paesi dell'America del Sud) -18,8%.

Se questo andamento dovesse confermarsi anche nei prossimi mesi, la situazione economica italiana  sarebbe realmente a rischio, in particolar modo considerando anche gli impegni di bilancio già presi dal governo.