Sono state almeno 488, tra cui 64 bambini e 39 donne, le persone finora uccise dalle forze di sicurezza durante le proteste a livello nazionale scoppiate in tutto l'Iran da settembre dello scorso anno e tutt'ora in corso. Almeno 107 manifestanti sono attualmente a rischio di esecuzione. Inoltre, almeno 55 persone sono state messe a morte nei primi 26 giorni del 2023. Di queste, 37 sono state giustiziate per accuse legate alla droga che, come i manifestanti, sono processate dai tribunali rivoluzionari senza un giusto processo.
Sottolineando che lo scopo principale della pena di morte è quello di creare paura e terrore nella società, Iran Human Rights (Ihr) richiama l'attenzione del popolo iraniano e della comunità internazionale sull'elevato numero di esecuzioni per reati ordinari e ribadisce che ogni esecuzione da parte della Repubblica islamica è politica.
Il direttore Mahmood Amiry Moghaddam ha dichiarato: "La mancanza di attenzione da parte dei media, del pubblico e della comunità internazionale nei confronti dell'esecuzione di detenuti per reati ordinari diminuirà il costo politico dell'esecuzione dei manifestanti. Per fermare la macchina delle esecuzioni statali, nessuna esecuzione dovrebbe essere tollerata, siano esse politiche o non politiche".
Di seguito, il numero dei morti nelle proteste di piazza pubblicato da Ihr. I manifestanti giustiziati e quelli che sono morti in circostanze sospette (inclusi presunti suicidi) poco dopo il rilascio non sono inclusi.
I manifestanti sono stati uccisi in 25 provincie, con la maggior parte delle segnalazioni rispettivamente in Sistan e Baluchistan, Azerbaigian occidentale, Kurdistan, Teheran e Mazandaran.
Sistan e Baluchistan: 132 persone; Teheran: 58 persone; Azerbaigian occidentale: 54 persone; Kurdistan: 53 persone; Mazandaran: 39 persone; Alborz: 26 persone; Gilan: 25 persone; Kermanshah: 24 persone; Isfahan: 14 persone; Khuzestan: 13 persone; Far: 13 persone; Khorasan-Razavi: 7 persone; Azerbaigian orientale: 4 persone; Zanjan: 3 persone; Lorestan: 3 persone; Markazi: 3 persone; Qazvin: 3 persone; Hamedan: 2 persone; Kohgiluyeh e Boyer Ahmad: 2 persone; Ardabil: 2 persone; Ilam: 2 persone; Bushehr: 2 persone; Hormozgan: 2 persone; Semnan: 1 persona; Golestan: 1 persona.
È fondamentale notare che Iran Human Rights ha iniziato a ricercare e registrare le morti dei manifestanti fin dall'inizio delle proteste. I numeri riportati sono da considerarsi un elenco per difetto.
L'elenco che segue, invece, è relativo alle persone che rischiano la pena capitale, sempre suddiviso per provincia.
Khuzestan: 24 persone; Teheran: 23 persone; Sistan e Baluchistan: 21 persone; Mazandaran: 9 persone; Isfahan: 7 persone; Azerbaigian occidentale: 7 persone; Gilan: 4 persone; Alborz: 3 persone; Far: 3 persone; Chahar Mahal e Bakhtiari: 2 persone; Azerbaigian orientale: 1 persona; Kermanshah: 1 persona; Kurdistan: 1 persona; Razavi Khorasan: 1 persona.
È importante notare che tutti gli imputati sono stati privati del diritto di accedere al proprio avvocato e a un giusto processo. Quanso si è riusciti a stabilire un contatto diretto con loro o i dettagli dei loro casi riportati da compagni di cella e difensori dei diritti umani, tutti sono stati sottoposti a torture fisiche e mentali per forzare false confessioni autoincriminanti. In molti casi, le loro confessioni forzate sono state trasmesse prima dell'inizio di qualsiasi procedimento legale, violando il loro diritto alla presunzione di innocenza fino a prova contraria. Le confessioni forzate sono utilizzate come metodo per provare la colpevolezza in processi farsa.
Fonte: Iran Human Rights