Politica

La magistratura punta Arianna Meloni?

E molto interessante l’editoriale di oggi sul Giornale del direttore Alessandro Sallusti, che in maniera non certo surrettizia, paventa una possibile prossima inchiesta della magistratura sulla sorella della premier Arianna Meloni.

“Vogliono indagare Arianna Meloni” è il titolo del lungo editoriale del direttore del quotidiano milanese. “È un continuo, un’attenzione oggettivamente sproporzionata - detto con rispetto per il suo ruolo di responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia sia dal punto di vista giornalistico sia politico, quasi a voler creare a tavolino un caso da offrire cotto e mangiato a chissà chi”,

scrive Sallusti rifacendosi al cosiddetto metodo Palamara, con il quale proprio Sallusti scrisse due anni fa un libro che fu per settimane in testa alla classifica dei libri più venduti. Il libro spiegava in maniera assai dettagliata, con particolari inediti, il teorema politico giudiziario che da oltre trent'anni condizionerebbe il corso della politica italiana.

“Servono una procura orientata, un paio di giornalisti complici e un gruppo politico che faccia da sponda. Secondo Palamara un trio siffatto «è più potente di qualsiasi governo, più di qualsiasi Parlamento”.

Nulla di nuovo sotto il sole si direbbe, pensando a quello accaduto in politica con l’avvento del berlusconismo. Se non fosse che in questo caso, ad essere colpita dalle indiscrezioni e dagli attacchi ( sempre più frequenti ) non è chi governa, come nel caso di Berlusconi, ma un parente strettissimo, anche se impegnato in politica anch'esso.

Ed in effetti l'attenzione di una certa stampa da mesi sembra puntare con particolare e sospetta frequenza, su Arianna Meloni, sorella di Giorgia da anni impegnata in politica, ma sempre in ruoli piuttosto “periferici” ( per anni a contratto in regione, come semplice assistente ). L’accusa per la sorella della premier potrebbe essere quella paventata da una deputata di Italia Viva, Raffaella Paita, qualche giorno fa: il traffico di influenze. Un reato abbastanza controverso e i cui contorni rimangono sempre abbastanza vaghi e molto difficili da decifrare.

Prova ne è quello che sta accadendo in queste settimane nella vicina Spagna, dove  la moglie del premier spagnolo Sanchez Begona Gomez, sarebbe appunto indagata per traffico di influenze. Il premier socialista ( assai ammirato dalla segretaria del Pd Ely Schlein e da alcuni giornali di sinistra) ha accusato senza mezzi termini la procura di volerlo delegittimare politicamente, colpendolo nei suoi affetti privati. E per questo ha dato mandato agli avvocati dello Stato di denunciare il magistrato, incaricato della indagine, per abuso di potere. L’articolo 346 bis relativo appunto a questa tipologia di reato recita testuale “chiunque sfruttando o vantando relazioni esistenti o asserite con un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altra utilità, come prezzo della propria mediazione illecita verso un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio, ovvero per remunerarlo in relazione all’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri”.

La ratio della legge era quella soprattutto di colpire le infiltrazioni mafiose nella politica, il chiaro intento era quello di tutelare l’imparzialità, la trasparenza e l’etica della pubblica amministrazione, punendo i soggetti che influenzano, corrompono ed esercitano pressioni sugli incaricati di pubblico servizio, ma come spesso accade in Italia, e non solo, spesso la legge viene interpretata da chi potrebbe anche avere qualche altro fine che non sia solo quello di tutelare il rispetto della legge.

Ora non si sa se nel caso specifico, Sallusti, che sicuramente ha le sue buone fonti, anche a livello giudiziario, abbia scritto questo editoriale, piuttosto duro ed inequivocabile, perché a conoscenza di qualche particolare o indiscrezioni in questo senso. Ma quello che è certamente evidente è che ci sia, da parte di certa stampa, un certo accanimento contro la cerchia ristrettissima della premier, che comprende appunto la sorella, il cognato e il fedelissimo sottosegretario Giovan Battista Fazzolari, notoriamente molto riservato proprio come Arianna, e suo malgrado invece sempre più al centro dell'attenzione dei media.

Proprio Arianna Meloni e Fazzolari, secondo i soliti media, sarebbero i veri deus ex machina delle varie nomine di partecipate ed istituzioni pubbliche, che proprio in queste settimane dovrebbero essere decise. Ma per chi conosce bene i protagonisti della vicenda, sa bene che la narrazione dei giornali è assai distante dalla realtà.

“Dire che Arianna Meloni stabilisca le nomine in base alle sue amicizie, è una barzelletta vera e propria, e chi la conosce bene lo sa. Lei fa politica da oltre trent’anni e non è mai voluta entrare in certe dinamiche di potere che non la interessano”,

dice un senatore assai vicino alla sorella della premier. È probabile ( ed auspicabile) che l’indiscrezione del direttore del Giornale non abbia alcun seguito. Ma certamente è altresì chiaro che mai come ora, introno alle nomine si stia creando un clima di vero e proprio ok Corall. Una prassi che si svolge da decenni, ora viene vista come una sorta di occupazione del potere, che appare francamente come una narrazione quantomeno distorta dalla realtà, per non dire disonesta.

Il fatto che però sconcerterebbe, se fosse davvero cosi come scrive il direttore Sallusti, è quello secondo cui, non riuscendo alla fine a screditare politicamente in alcun modo la premier ( e men che meno giudiziariamente), si stia cercando di colpirla nei suoi affetti più cari (come non dimenticare le assurde, meschine e pretestuose polemiche sul fatto che in alcune sue missioni, si faccia accompagnare dalla sua figlia di 7 anni Ginevra). 

Autore Vincenzo caccioppoli
Categoria Politica
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