Il documento emesso dal Santo Uffizio nel 1962 denominato “Crimen Sollicitationis” coperto dal segreto pontificio (pena la scomunica) fornisce ai vescovi – esclusivi destinatari - le istruzioni su come trattare i casi di sacerdoti che, sfruttando la segretezza del sacramento della confessione, adescano il penitente.  

Se nel 1962 la Congregazione vaticana emana un tale atto evidentemente il problema all’interno degli Ordini era già talmente diffuso da preoccupare le gerarchie ecclesiali.

Ma le vittime dei preti pedofili non sono solo seminaristi e diaconi ma anche minori e/o adulti in particolari condizioni di fragilità sociale ed economica che frequentano le strutture ecclesiali: scuole private cattoliche e luoghi parrocchiali dove si svolgono varie attività, questi ultimi sono sempre stati considerati dai genitori soprattutto cattolici ambienti “sicuri e sani” dove mandare i propri figli per tenerli lontani da pericoli della vita.

Con la lettera “Ad exsequendam ecclesiasticam legem”” datata 18 maggio 2001 la Congregazione della Dottrina della Fede rendeva note le modifiche introdotte sui delitti più gravi contenute nella “De Gravioribus Delictis”, questa volta la notifica era diretta a tutta la gerarchia cattolica. La “De Gravioribus” tratta dei delitti contro il culto; contro il sacramento della Penitenza e contro la morale ribadendo:

“Ogni volta che l'ordinario o il gerarca avesse notizia almeno verosimile di un delitto riservato, dopo avere svolto un'indagine preliminare, la segnali alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale, a meno che per le particolari circostanze non avocasse a sé la causa, comanda all'ordinario o al gerarca, dettando opportune norme, di procedere a ulteriori accertamenti attraverso il proprio tribunale”. 

Le istruzioni per i delitti contro il culto e la confessione rimangono invariate, principalmente la modifica riguarda l’innalzamento della maggiore età da 16 a 18 anni e il prolungamento dei termini per la prescrizione da 5 a 10 anni nelle cause di abusi sessuali sui minori.

Per quanto riguarda la confessione viene riportato  il caso di due preti che, correi in “atti impuri”, non possono assolversi reciprocamente. È considerato un crimine l’adescamento durante la confessione sia da parte del “penitente” che da parte del “confessore” e, per concludere, viene ribadito il segreto pontificio sui contenuti delle confessioni che possono comprende tutti i crimini possibili ed immaginabili e riguardano tutti i fedeli.

La parte autenticamente innovativa invece riguarda l’età della vittima infatti fino al 2001 per il Diritto Canonico la maggiore età era fissata a 16 anni: dal 18 maggio 2001 vengono introdotte delle modifiche significative per quanto riguarda il delitto contro la morale (…) “commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età. L'azione criminale circa i delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede si estingue per prescrizione in dieci anni. La prescrizione decorre a norma del diritto universale e comune; ma in un delitto con un minore commesso da un chierico comincia a decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto i 18 anni”. “Tutti i tribunali della Chiesa latina e delle Chiese orientali cattoliche sono tenuti a osservare i canoni sui delitti e le pene come pure sul processo penale rispettivamente dell'uno e dell'altro Codice, assieme alle norme speciali che saranno date caso per caso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e da applicare in tutto”. “Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio”.

Quando la Congregazione pubblica la lettera “Ad exsequendam” si apre una questione tra la giurisdizione costituzionale e penale americana e quella Vaticana che porterà all’incriminazione del cardinale Ratzinger. Vediamo perché.

La pubblicazione sopra citata disvela l’esistenza della “Crimen Sollicitationis” risalente al 1962 conosciuta solo ai vescovi, al pontefice e alla Congregazione: il cardinale Joseph Ratzinger era stato nominato arcivescovo della diocesi di Monaco nel 1977 quindi era a conoscenza delle istruzioni. Successivamente fu nominato Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede nel 1981 quindi non solo era a conoscenza del contenuto dell’atto ma era responsabile dell’attuazione delle disposizioni in esso contenute.

La Costituzione statunitense nel primo emendamento riconosce e garantisce la libertà di culto. Riconosce alle varie confessioni la piena autonomia nel gestire le problematiche religiose che scaturiscono nel loro interno e la giurisdizione americana non può interferire in alcun modo in questa materia squisitamente religiosa.

Nell’atto ufficiale vaticano viene affermato che gli abusi sui minori sono considerati peccati e non reati. Sia l’arcivescovo di Boston Bernard Law che il cardinale Ratzinger ribadivano che tale crimine era un concetto che, a loro dire, non conoscevano per nulla come reato inoltre nel documento questo crimine morale/reato si fondeva nel delitto morale di un prete che celebra una messa - il ministero di una comunità ecclesiale che non ha la dignità della successione apostolica - con il delitto morale grave di un sacerdote che commette un crimine di tipo sessuale con un minore di 18 anni o con un bambino (attenzione CUM e non CONTRA - testo latino), questa lettera ribadiva il vincolo del “segreto pontificio” sulle cause interne alla Chiesa e ordinava che tutti gli atti e tutte le  trascrizioni relativa al processo fossero inviate in Vaticano dove sarebbero state sepolte definitivamente nell’archivio segreto. Nel Diritto canonico la vittima di un abuso sessuale è considerato complice del pedofilo infatti nella lettera compare "con" e non "contro".

Per la Costituzione americana gli abusi sessuali sui minori sono reati che nulla hanno a che vedere con la religione. Un avvocato dell’Office Public Corruption dell’FBI leggendo il dispositivo dell’atto lo definisce: “Una vera e propria cospirazione internazionale per ostruire il corso della giustizia” - internazionale perché era diretta a tutte le diocesi e parrocchie sparse per il globo.

L’arcivescovo di Boston fu costretto a dimettersi nel 2002 travolto dallo scandalo per le mancate denunce prima di essere trasferito a Roma diventando nel 2004 e fino al 2011 Arciprete della Basilica papale di Santa Maria Maggiore, un incarico prestigioso che equivaleva ad un avanzamento di grado nella gerarchia: ogni commento è superfluo.

Inserire nel documento la trattazione delle cause di abusi sessuali sui minori come una problematica religiosa all’interno della Chiesa cattolica affidata per esclusiva competenza ad un tribunale ecclesiastico e assoggettare i contenuti al segreto pontificio viene considerato dall’amministrazione giudiziaria americana un espediente per sottrarre questi casi alla giustizia "secolare".

L’innalzamento della maggiore età dai 16 ai 18 anni e della prescrizione sposta di molto i termini processuali in base al diritto canonico vigente e questa modifica non è stata interpretata come uno strumento per la maggior tutela della vittima ma un prolungamento del controllo sulle cause da parte del tribunale ecclesiastico e il conseguente mantenimento del segreto su fatti, circostanze e persone coinvolte nella commissione di questi reati così ripugnanti consumati anche su bambini.

Nelle disposizioni precedenti il tribunale ecclesiastico teneva nella riservatezza il reato commesso ai danni del minore fino al compimento dei suoi 21 anni (16 + 5 = 21) con la revisione attuata nel 2001 il tribunale gestiva il reato fino al compimento dei 28 anni (18 + 10 = 28): qui si parla di una famiglia che affida il proprio figlio alla Chiesa perché coltivi la sua vocazione sacerdotale e, nel frattempo viene violato.  Il minore è costretto al silenzio fino alla maggiore età e successivamente al segreto pontificio “ad aeternum” altrimenti viene scomunicato e espulso dalla comunità religiosa.

I problemi per il Vaticano iniziarono quando i minori incominciarono a rivelare ai genitori di aver subito abusi sessuali e questi si rivolsero alla giustizia civile. 

Il cardinale Joseph Ratzinger venne chiamato in giudizio per rispondere di intralcio alla giustizia per aver omesso di denunciare per più di 20 anni i preti che abusavano sessualmente dei minori se non si considera l’aver taciuto tali reati anche quando era arcivescovo di Monaco dal 1977.  Eletto Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede nel 1981 era a conoscenza di tutti i reati di abuso sui minori in tutti gli istituti religiosi del mondo perché tali episodi dovevano essere denunciati alla Congregazione inoltre era responsabile dell’applicazione delle procedure nelle cause trattate dai tribunali ecclesiastici e, per concludere, tutti gli atti dovevano essere inviati alla Congregazione e depositati nell’archivio segreto del Vaticano. 

 L’avvocato Daniel Shea parla di una causa da lui presenziata risalente al 1994 contro una diocesi nello Stato del Texas, si trattava di un seminarista Juan Carlos Patino-Arango, che da diacono era stato trasferito dalla Colombia negli USA, scoperti gli abusi ai danni di tre ragazzi negli anni novanta, l’avvocato Shea, difensore delle tre vittime, aveva scoperto che il seminarista, poco dopo l’inizio della causa, era fuggito e che i responsabili della diocesi avevano coperto i suoi misfatti e lo avevano fatto letteralmente sparire inviandolo all’estero.  Secondo l’avvocato alla radice della mancata denuncia del seminarista da parte della diocesi texana, c’erano proprio le istruzioni impartite dalla Santa Sede e firmate da Ratzinger per questo lo citò in giudizio in quanto, firmando la lettera “Ad exsequendam”, diretta alla gerarchia della Chiesa cattolica universale e quindi anche alle arcidiocesi statunitensi, ostacolava sistematicamente le indagini della giustizia ordinaria sugli abusi sessuali ad opera di preti.

 I suoi difensori riuscirono ad evitare la sua presenza in udienza facendo spostare la causa dal tribunale di Harris County a quello distrettuale degli Stati Uniti con sede a Huston presieduto dalla giudice Lee Rosenthal inoltre informarono la giudice che vi sarebbe stato un intervento del Dipartimento di Stato a causa di ciò il procedimento fu sospeso con l’intimazione di informare la Corte ogni mese degli sviluppi dello status diplomatico della parte convenuta; nelle udienze e negli atti successivi il cardinale fu sempre indicato semplicemente come parte convenuta o Joseph Ratzinger.

Nel frattempo muore Giovanni Paolo II e come era prevedibile salì al soglio pontificio il cardinale Ratzinger col nome di Benedetto XVI perché era il cardinale più anziano e il conclave era presieduto dai suoi sottoposti che gli dovevano parecchia riconoscenza. La Nunziatura vaticana a Washington aveva inviato una richiesta al Dipartimento di Stato americano affinché intervenisse nella causa contro Benedetto XVI in quanto capo di stato, della Città del Vaticano,  aveva diritto all’immunità diplomatica. 

Il dipartimento di Stato americano accolse la richiesta e, con una decisione firmata dall’allora presidente degli Usa George Bush e motivata dal viceprocuratore federale Peter Keisler, dichiarò Ratzinger non processabile.

Secondo Keisler, il procedimento giudiziario contro il pontefice sarebbe stato “incompatibile con gli interessi di politica estera degli Usa”.

Il documentario della BBC ha avuto il pregio di portare all’attenzione dell’opinione pubblica questi documenti mentre i vescovi tentavano di limitare lo “scempio dell’innocenza” a squallidi episodi che accadevano all’interno dei confessionali.