Nella camera di consiglio di oggi, 24 novembre 2022, la Corte costituzionale ha esaminato due conflitti fra poteri proposti nei confronti dell'autorità giudiziaria, rispettivamente, dal Senato in materia di messaggi scritti, trasmessi in via informatica e telematica, e dalla Camera, in materia di pignorabilità dei vitalizi dei deputati. Entrambi i conflitti sono stati ritenuti ammissibili e verranno decisi nel merito a seguito dell'udienza pubblica.

Questo è quanto comunicato oggi dalla Corte costituzionale. La decisione in materia di messaggi scritti, trasmessi in via informatica e telematica riguardava il senatore Renzi che l'ha commentata in questi termini:

"Oggi la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il ricorso del Senato contro la procura di Firenze sull'articolo 68 della Costituzione a proposito della vicenda Open.Oggi il Tribunale Civile ha condannato una nota testata giornalistica a pagare un risarcimento molto alto per ciò che ho dovuto subire nel periodo 2015-2019. ...La morale è semplice: bisogna continuare a credere nella giustizia. La verità prima o poi arriva".

Ma lo stesso senatore ha però evitato di ricordare tutta la vicenda relativa a questo giudizio parziale della Consulta.

In relazione al sequestro del cellulare di Vincenzo Manes nel giugno 2018 per l'inchiesta Open, Renzi il 7 ottobre 2021 scrive all'allora presidente del Senato, Elisabetta Casellati, chiedendo che l'Aula si esprimesse sulla possibilità che fosse la Consulta a valutare un possibile conflitto di attribuzione.

Con Manes Renzi aveva avuto uno scambio di messaggi Whatsapp per convincerlo a farsi pagare, tramite la fondazione Open, i 135mila euro necessari per effettuare un volo privato andata-ritorno tra Roma e Washington.

Per Renzi quei messaggi equivalgono a corrispondenza e i pm avrebbero dovuto chiedere l'autorizzazione preventiva al Senato prima di sequestrare il telefono a Manes, perché per la corrispondenza dei parlamentari questa è la prassi.

Renzi, però, non ha spiegato come i pm potessero sapere in precedenza di messaggi tra lui e Manes senza sequestrare prima il telefono. Ma al senatore non possiamo chiedere troppe spiegazioni, perché finirebbe per dire, come suo solito, tutto e l'esatto contrario... pretendendo pure di essere nel giusto.

Lo smemorato di Rignano, infatti, quando non era parlamentare dichiarava che lui mai e poi mai avrebbe fatto ricorso ai privilegi di deputati e senatori che caso fosse finito sotto inchiesta. Detto fatto... come ha dimostrato questa vicenda.

Una vicenda, oltretutto, che in base a cosa deciderà la Consulta (che dopo la presidenza Amato ha perso molta credibilità), potrebbe mettere a rischio molte inchieste e molti giudizi già emessi negli anni dai tribunali visto che il fatto che le chat di Whatsapp equivalgano a corrispondenza è stato smentito più volte dalla Cassazione!