Politica

Draghi ha deciso di prendere a sberle i 5 Stelle. C'è una ragione di fondo?

"Noi non cediamo ai ricatti". 

Così il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, aveva commentato la decisione del governo di inserire il finanziamento di un nuovo inceneritore da realizzare a Roma per lo smaltimento dei rifiuti della capitale, in un decreto che si occupava di tutt'altro.

"Dopo varie settimane - ha proseguito Conte - il Governo ha finalmente inserito in un decreto da 14 miliardi le misure che il M5S sta chiedendo da tempo: tasse sugli extra-profitti di chi ha speculato guadagnando sui rincari, aiuti alle imprese e alle famiglie con redditi medio-bassi e alle prese con la perdita del potere d’acquisto. Bene. Molto bene.Peccato però che ci è stato chiesto di digerire, rimanendo zitti e buoni, una norma che con la sicurezza energetica e i sostegni ai cittadini e imprese non c'entra nulla. Una norma che è stata infilata nel testo per permettere, come già preannunciato, di poter realizzare a Roma un impianto inceneritore che ci riporta al passato e allontana il futuro. Un impianto che è fuori dalla tassonomia europea e dalle più recenti tecnologie che contrastano l’inquinamento e ci consentono di realizzare la transizione ecologica che vogliamo: democratica, partecipata, dal basso, equa e sostenibile.Abbiamo assicurato piena disponibilità a concedere poteri straordinari al Sindaco di Roma, ma per realizzare impianti basati su nuove tecnologie eco-sostenibili. Bastava una lieve riformulazione della norma. Niente da fare.Abbiamo allora osato chiedere lo stralcio della norma: poteva essere inserita altrove e poteva essere così convintamente votata dalle altre forze politiche che a parole dichiarano ai quattro venti che sono favorevoli alla transizione ecologica. Ma niente da fare.Siamo stati costretti, alla fine, a non votare questa norma e quindi tutto il decreto in cui era inserita. Nonostante le misure a sostegno di cittadini e imprese sono quelle da tutto il Movimento invocate da tempo.Abbiamo scelto la coerenza con gli impegni presi con i cittadini. Abbiamo scelto i nostri valori, che sono la lotta all'inquinamento, la tutela dell'ambiente.Non sappiamo quello che significhi per altri, ma per noi la transizione ecologica non è uno slogan. È la nostra battaglia per il futuro dei nostri ragazzi".

Ma neanche il tempo di incassare la sberla sull'inceneritore da parte di Conte e del Movimento 5 Stelle, che Draghi gliene ha subito rifilata un'altra, intervenendo al Parlamento europeo, riunito  Strasburgo nella discussione sello stato dell'Unione e il suo futuro,  all'interno del dibattito "Questa è l’Europa".

Che cosa ha detto Draghi per far inviperire ancor di più i vertici pentastellati? Ha annunciato il benservito al cosiddetto superbonus, norma che i 5 Stelle avevano eletto tra quelle di cui farsene vanto, anche in funzione dei prossimi appuntamenti elettorali:

"Questo governo è nato come un governo ecologico, quindi fa del clima, della transizione verde e anche della transizione digitale il pilastro portante. In questo senso devo dire che il nostro ministro dell’Ambiente è stato straordinario. Ha fatto quello che difficilmente poteva essere immaginato anche un anno e mezzo fa. Ha realizzato provvedimenti straordinari.P ossiamo non essere d’accordo sul superbonus del 110%, e non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento. Cito soltanto un esempio. Il costo di efficientamento è più che triplicato grazie ai provvedimenti del 110%. I prezzi degli investimenti necessari per attuare le ristrutturazioni sono più che triplicati, perché il 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo. E quindi questo è il risultato".

Il 5 Stelle Riccardo Fraccaro ha commentato così le parole del premier:

"Mario Draghi nel suo intervento di stamattina a Strasburgo durante la plenaria del Parlamento europeo ha dichiarato di non essere d'accordo sul Superbonus; sinceramente lo avevamo già dedotto dai continui blocchi e dalle modifiche apportate alla misura nei mesi scorsi che di fatto hanno rischiato di renderla inutilizzabile. Vorrei ricordare al nostro presidente del consiglio che il Superbonus è espressione della volontà parlamentare di tutte le forze politiche, e per questo, anche se il suo giudizio personale è negativo, non può boicottare una misura che peraltro in più occasioni ha ricevuto lodi dalla stessa Unione Europea".

Parole che sembrano rispecchiare anche la posizione di Confedilizia, come ha dichiarato in una nota il suo presidente, Giorgio Spaziani Testa:

"Il Presidente del Consiglio ha detto oggi di essere contrario al superbonus del 110 per cento per gli interventi di miglioramento sismico e risparmio energetico degli edifici, in quanto foriero di aumenti dei prezzi. Il problema segnalato dal premier esiste, anche se l'aumento dei prezzi è stato determinato da molteplici fattori... [ma] quel che lascia perplessi è il fatto che il Governo, impossibilitato a bloccare questa misura in quanto voluta dalla quasi totalità del Parlamento, abbia introdotto negli ultimi mesi evidenti ostacoli alla sua concreta applicazione, in particolare attraverso i limiti imposti alla cessione del credito. Questo modo di procedere, oltre a non distinguersi per trasparenza, ha prodotto due conseguenze molto negative: la prima è stata quella di mettere in estrema difficoltà (in alcuni casi addirittura in crisi) imprese, professionisti e proprietari che avevano i cantieri aperti; la seconda è stata quella di bloccare l'utilizzo anche di tutti gli altri incentivi per interventi sugli immobili, per i quali il meccanismo di cessione del credito e sconto in fattura consentiva un'applicazione anche da parte di cittadini a reddito medio-basso".

A questo punto è lecito domandarsi quali siano le intenzioni di Draghi. Finora, con i partiti della sua maggioranza era stato oltremodo "accomodante". Adesso, invece, sembra aver iniziato a voler prendere a sberle il Movimento 5 Stelle, oltretutto in relazione a provvedimenti su cui i pentastellati possono rivendicare ragioni logiche a loro supporto.

Il Draghi "politico" di queste ultime ore si può forse spiegare con la posizione di Conte e del suo Movimento in relazione al supporto da dare a Kiev. Il premier ha dato per scontato l'invio di nuove armi all'Ucraina, ma Conte ha dichiarato che non è disposto a votare a scatola chiusa l'invio di nuove armi. Per paura di brutte figure a livello internazionale, dopo essersi esposto in maniera molto netta sul supporto da dare a Kiev, Draghi potrebbe aver deciso di utilizzare il peso del proprio incarico come arma di convincimento e contenimento nei confronti di Conte e dei suoi gruppi parlamentari. 

Una scelta, però, che potrebbe influire negativamente sulla tenuta del Governo e sull'alleanza, soprattutto in chiave elettorale, tra 5 Stelle e Partito Democratico, in special modo se quest'ultimo non inizierà a prender posizione. Ovviamente il centro iperliberista che fa capo a Renzi e Calenda non può che applaudire. 


Crediti immagine:  Palazzo Chigi

Autore Egidio Marinozzi
Categoria Politica
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