Calcio scommesse, siamo tornati al 1980?
Il mondo del calcio è scosso da un'inchiesta sulle scommesse illegali che ha coinvolto diversi calciatori professionisti, tra cui Nicolò Fagioli, Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali
Nicolò Fagioli, calciatore della Juventus, è stato indagato dalla Procura di Torino per aver effettuato scommesse su piattaforme online illegali. Fagioli ha ammesso di aver scommesso su partite di calcio e rischia una squalifica di tre anni e un'ammenda di 25 mila euro. Tuttavia, la sua difesa potrebbe puntare su una “presunta ludopatia”, dato che era attratto dal gioco e dal poker fin dalle giovanili. Questo potrebbe alleggerire la pena oltre ad un annunciato patteggiamento.
Nicolò Zaniolo, ex calciatore della Roma ora in forza all'Aston Villa, è stato indagato per lo stesso reato. Zaniolo ha ammesso di aver utilizzato una piattaforma che non sapeva essere illegale, non per scommesse sul calcio, ma per giocare, sembrerebbe, a blackjack e poker. La sua posizione è delicata e diventerebbe ancora più complicata se venisse fuori delle giocate anche sulla squadra per la quale era o è tesserato.
Anche Sandro Tonali, da questa stagione in forza al Newcastle, è stato coinvolto nell'inchiesta. Come Zaniolo e Fagioli, Tonali è indagato per aver effettuato scommesse su piattaforme illegali.
La violazione delle norme sulle scommesse prevede una squalifica sportiva di almeno tre anni. Questo scandalo ha sollevato nuovamente il problema della ludopatia tra i calciatori professionisti. L'inchiesta è ancora in corso e potrebbero emergere ulteriori dettagli nelle prossime settimane. Nel frattempo, il mondo del calcio attende con ansia gli sviluppi di questa vicenda.
Nell'inchiesta, secondo quanto riportano alcuni media, sarebbero un trentina le persone coinvolte, e non solo giocatori, ma anche procuratori. Sarebbe Fagioli che sta rivelando nomi e, conseguentemente, dimensioni di questo nuovo scandalo. Tra l'altro, anche alcuni suoi compagni di squadra della Juventus, tra cui Leonardo Bonucci, sapevano del "problema" di Fagioli.
Per il codice di giustizia sportiva chiunque venga a sapere di un giocatore o una società che abbia scommesso o stia per farlo, ha l'obbligo di informare "senza indugio", specifica il codice, la Procura federale. Per chi non lo fa, la sanzione è di non meno di sei mesi di squalifica.
Non è la prima volta che il calcio è scosso da uno scandalo collegato alle scommesse. Venne alla luce nella stagione 1979-1980. Al tempo le scommesse sul calcio erano completamente illegali. Lo scandalo coinvolse giocatori, dirigenti e società di Serie A e B (tra cui anche Paolo Rossi), che truccavano le partite di campionato in base alle scommesse clandestine giocate in precedenza.
L'idea di organizzare un giro di scommesse clandestine fu di un commerciante all'ingrosso di ortofrutta, Massimo Cruciani, il quale si avvalse della collaborazione di Alvaro Trinca, un ristoratore. Cruciani riforniva il ristorante di Trinca, La Lampara, vicino a piazza del Popolo a Roma: il locale era frequentato da molti calciatori di Roma e Lazio, dei quali sia il proprietario che il grossista fecero la conoscenza, stringendo accordi con alcuni di loro per truccare i risultati delle partite.
Le squadre condannate dalla giustizia sportiva furono Avellino, Bologna, Lazio, Milan e Perugia per la Serie A, e Palermo e Taranto per la Serie B. Tra tutti i club oggetto d'indagine, il Pescara fu l'unico assolto sebbene la procura federale avesse chiesto una penalizzazione.
Il Totonero, questo il nome che venne assegnato all'inchiesta, è considerato il primo grande scandalo di illeciti e partite truccate nella storia del calcio per il numero di club e calciatori coinvolti e annessa risonanza mediatica, che costò le dimissioni dell'allora presidente federale Artemio Franchi, all'epoca anche alla testa dell'UEFA.