Esteri

Mladic condannato definitivamente all'ergastolo per il genocidio di Srebrenica, ma Bush e Blair per l'Iraq non sono neppure andati a processo

Martedì, i media hanno dato ampio risalto alla notizia della conferma in appello della condanna all'ergastolo per Ratko Mladic, il boia di Srebrenica, da parte del Tribunale dell'Aja. Adesso la sentenza è definitiva e Mladic non avrà più alcuna possibilità di ulteriori ricorsi per chiedere l'assoluzione o una riduzione di pena. 

Mladic, 78 anni, è stato ritenuto responsabile per i crimini di guerra da lui commessi, in particolare per il genocidio di Srebrenica, dove nel luglio 1995 furono massacrati 8mila bosniaci musulmani, e per l'assedio di Sarajevo durante il conflitto armato in Bosnia del 1992-1995.

Tra i commenti con cui è stata accolta la decisione dei giudici dell'Aja, spicca quello del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden:

"Questa storica sentenza mostra che coloro che commettono crimini orribili saranno considerati responsabili e rafforza la nostra comune risolutezza nel prevenire che future atrocità accadano in qualsiasi parte del mondo".

Il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia è stato istituito con la risoluzione 827 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nel maggio del 1993, mentre non esistono risoluzioni di condanna e procedimenti penali nei confronti dei responsabili del genocidio commesso dagli Stati Uniti, e non solo, in Iraq con la guerra iniziata il 20 marzo 2003.

Una guerra che ha distrutto completamente o quasi un'intera nazione e che ha causato un numero di morti incalcolabile, nel senso che nessuno è stato finora in grado di accertarlo con sufficiente certezza.  Fonti accreditate arrivano ad ipotizzare fino a 650mila morti tra i civili iracheni contando le vittime sia nel periodo relativo all'invasione che quelle negli anni successivi, decedute in relazione a cause conseguenti all'invasione dell'Iraq.

Quello che nessuno dice, si ricorda o fa finta di non ricordare è che le motivazioni che hanno portato gli Stati Uniti ad invadere l'Iraq, causando la distruzione di un'intera nazione e la morte di centinaia di migliaia di persone, erano completamente false, inventate di sana pianta.

L'amministrazione Usa di George W. Bush, dal presidente ai suoi rappresentanti di maggior spicco, fece credere all'opinione pubblica americana e al resto del mondo che l'Iraq, disobbedendo alle risoluzioni dell'ONU in essere, fosse in possesso di armi di distruzione di massa, armi chimiche e biologiche, che avrebbero potuto essere lanciate in qualsiasi parte del mondo con missili di gittata superiore a quella permessa dalle restrizioni imposte dall'ONU, pertanto in grado di mettere in pericolo la sicurezza dell'intero Occidente.

A supporto di questa tesi l'amministrazione Usa, anche ufficialmente ed in sedi internazionali, diffuse notizie che, anche al tempo (per chi avesse voluto ascoltare le denunce di coraggiosi attivisti e/o esperti) erano state indicate come palesemente false, del tutto inventate, come il caso Nigergate o la stazione per rilevamenti meteorologici che era stata fatta passare come un mezzo mobile per creare armi chimiche! 

Non solo. Il vicepresidente Cheney sostenne anche che esistevano legami fra al-Qaeda e l'Iraq come ulteriore giustificazione per invadere l'Iraq.

Dopo che gli Stati Uniti e i suoi alleati entrarono in Bagdad, iniziarono i riscontri per trovare le prove che avevano giustificato l'invasione. Alla fine, ufficialmente, è stato confermato - anche dall'Onu - che le motivazioni che avevano portato gli Stati Uniti e i suoi alleati ad invadere l'Iraq erano prive di qualsiasi fondamento.

Nel 2014, il Parlamento britannico, tramite il rapporto Chilcot, stabilì che "l'azione militare [contro l'Iraq] non si poteva considerare l'ultima risorsa possibile"; non c'era una "minaccia imminente da parte di Saddam Hussein"; la presenza negli arsenali iracheni di "armi di distruzione di massa era stata presentata con un grado di certezza assolutamente ingiustificato"; l'intelligence non aveva "stabilito oltre ogni ragionevole dubbio" che Saddam stesse producendo armi chimiche o biologiche; le basi legali dell'intervento "erano assolutamente insoddisfacenti"; le scelte politiche sull'Iraq furono adottate sulla base di "intelligence e valutazioni false che mai furono seriamente vagliate". Già in precedenza, il rapporto Hutton aveva evidenziato l'utilizzo di argomenti ad alto impatto mediatico, da parte degli spin doctors di Blair.

Paul Wolfowitz, l'inventore della dottrina della guerra preventiva adottata da Bush per gli Stati Uniti, ha poi detto che le armi di distruzione di massa furono un pretesto per attaccare l'Iraq.

A supportare le tesi di Bush, furono, soprattutto, la Gran Bretagna di Tony Blair, la Spagna di Aznar e l'Italia di Berlusconi. Il supporto degli ultimi due Paesi a favore dell'intervento militare in Iraq fu soprattutto mediatico, mentre Tony Blair impegnò il Regno Unito militarmente, fin da subito.

Adesso, dopo questo promemoria, perché dovremmo essere felici che Mladic sia stato condannato per aver ucciso 8mila persone, mentre Bush e Blair che hanno contribuito ad ucciderne, probabilmente, centinaia di migliaia senza alcuna  valida giustificazione (purché possa esistere una giustificazione in tal senso), non sono andati a processo, nessuno ha intenzione di mandarli a processo e, oltretutto, vengono trattati come membri autorevoli e rispettabili della comunità internazionale?

Autore Federico Mattei
Categoria Esteri
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