di Rossella Puccio (la Repubblica)

Davide Romano nel suo libro-inchiesta “Dicono di noi. Il Balpaese nella stampa estera”, pubblicato dalla Edizioni La Zisa (pp. 104; euro 10), indossa i deformanti occhiali dei colleghi d’oltralpe per capire come viene interpretata l’Italia fuori dai nostri confini.

Aprono il libro le presentazioni di Rosalinda Camarda e di Pino Apprendi, poi lo stesso Romano definisce margini e fini della sua inchiesta: la spesso superficiale e contraffatta visione, della stampa straniera, sull’Italia. Il catalogo degli italici difetti, come sostiene l’autore, che si dipana da fenomeni di malversazione amministrativa a quelli di collusione mafiosa nel tempo, dall’Italia unita alla videocrazia post-berlusconiana. Un carosello di stereotipi che svoltano velocemente su vizi e virtù di un intero Paese. Romano taccia la velocità dolente dei colleghi stranieri, il loro approccio viziato e approssimativo al “caso” Italia, a cui sfugge il reale e dimenticato. E’ la “Repubblica delle banane”, come disse Eugenio Scalfari, soleggiata, contraddittoria e chiacchierata.