Nella serata di lunedì, stavolta senza proclami che annunciassero sia l'incontro che il suo esito, il premier Giuseppe Conte e Armando Siri si sono visti in relazione all'inchiesta che vede indagato per corruzione il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture. Così dicono le agenzie.

Probabilmente l'incontro doveva rimanere segreto per concordare tra Lega e 5 Stelle una "exit strategy" con le dimissioni di Siri, che non venisse poi rivenduta dai grillini nella loro propaganda elettorale per le europee.

Il fatto che la notizia dell'incontro sia divenuta pubblica non aiuta tale scenario, anche se, è evidente, che tra i due alleati sono in corso trattative per trovare un accordo e venir fuori da questa vicenda.

Perché? Perché come ha ribadito in queste ore Luigi Di Maio, il Governo andrà avanti per altri 4 anni, non essendoci alternative.

E secondo il vicepremier lo dimostrerebbero le elezioni in Sicilia, "dove Zingaretti copiando Renzi si è alleato con Berlusconi firmando un altro Nazareno"!

Ma il vero guaio è che Di Maio dice che il Governo andrà avanti per attuare i seguenti punti del programma:

1. Aumento degli stipendi degli italiani con il salario minimo.
2. Taglio di quelli dei parlamentari.
3. Una legge sul conflitto di interessi per combattere mafie e corruzione.
4. Togliere la sanità dalle mani dei partiti.
5. Una legge sull'acqua pubblica.

E naturalmente, Di Maio non ha dimenticato neppure di ricordare che l'IVA non aumenterà, grazie al Movimento 5 Stelle.

Come dimostra l'ultima dichiarazione, al pari del suo "collega" di governo, il vicepremier continua a fare annunci senza però accompagnarli ad un minimo di logica e di fatti che ne giustifichino la sostenibilità. Bene che l'Iva non aumenti, ma se non dice come troverà i soldi per evitarlo, citando numeri certi, quella di Di Maio rimane solo una speranza.

Anche alcuni degli altri punti che il leader grillino vuol rivendere, in occasione di questa campagna elettorale per le europee, non è detto che siano attuabili o che possano portare dei vantaggi. Il salario minimo, infatti, se applicato per legge senza le opportune cautele a salvaguardia dei contratti nazionali di categoria, potrebbe mettere a rischio tredicesime, straordinari e diritti dei lavoratori dipendenti. Di Maio non lo dice ed il guaio è che non sembra neppure rendersene conto.

Togliere la sanità dalle mani dei partiti? Il problema vero è che la sanità pubblica è adesso in gran parte nelle mani dei privati, ed è questo il motivo dell'incremento dei costi e del progressivo aumento dei disservizi. Ma Di Maio non lo ha capito.

E se non conosce l'esistenza di due problematiche tanto banali quanto quelle riportate in precedenza, come potrà essere in grado di affrontare con un minimo di criterio leggi che riguardano il conflitto d'interessi e la gestione dell'acqua pubblica?

Del taglio dello stipendio ai parlamentari è inutile parlarne, a meno che non sia più che simbolico, dato che i parlamentari della Lega non accetteranno mai di diminuirselo, anche perché una parte sono costretti a devolverlo per il fondo da destinare al risarcimento ultradecennale dei "famosi" 49 milioni.


Ad oggi l'Italia si trova a dover sperare che il Governo cada perché non vengano approvate certe leggi, ma anche che il Governo non cada perché quello che lo sostituirebbe sarebbe un Governo che cercherebbe di ridar vita all'Italia del ventennio, anche perché non esiste un'opposizione in grado di pensare e promuovere programmi e scenari che vadano al di là del problema delle alleanze.

Di quel che possiamo essere matematicamente certi è che, comunque vada, andrà male. In ogni caso.